La nuova Oslo (Foto Estudio Herreros) |
Oslo splende di luce propria grazie al nome del suo maestro Edvard Munch. Ma la stampa Usa, già da un anno abbondante, parla della capitale norvegese come di una piccola metropoli lanciata verso il firmamento delle poche città mondiali da vedere assolutamente.
Merito di varie circostanze e novità: la rinascita delI'isola di Tjuvholmen con il suo spettacolare Museo Astrup Fearnley, la "pioggia" di stelle Michelin caduta sui ristoranti della Capitale e il fascino senza tramonto del Continental Hotel, unico Leading Hotel of the World dell’intera Norvegia e meta obbligata per chi ama l'hotellerie di lusso (e ancora prima la sua storia centenaria). Il resto lo fanno arte, design e voglia di stupire il Vecchio continente. E i fiordi sono molto vicini. Come l’Aurora Boreale.
Il Museo Astrup Fearnley, nota galleria d’arte contemporanea, si è trasferita dal Kvadraturen nella sua nuova struttura di 7.000 metri quadrati là dove una volta, abbandonata a se stessa, sorgeva una vecchia area industriale. L’opera architettonica di recupero porta la firma di Renzo Piano, archistar italiana che non ha bisogno di presentazioni. I lavori sono costati 700 milioni di corone norvegesi. Siamo sull'Isola di Tjuvholmen o "Isola dei Ladri", a due passi dall’area dello shopping e dei locali alla moda sulle rive del mare di Aker Brigge. Concepita come spazio pubblico e museo al tempo stesso, questa struttura a forma di nave si articola in tre padiglioni collegati da uno stretto canale sotto un tetto in vetro a forma di vela. Ciò permette alla maggior parte dello spazio espositivo di venire illuminato da luce naturale.
Il museo propone mostre temporanee e anche workshop per bambini durante tutto l’anno. Da segnalare, le raccolte delle opere di Jeff Koons, Takashi Murakami, Damien Hirst, Cindy Sherman, Richard Prince e molti altri. Tutt'intorno al museo pulsano la vita e l’attività di "infinite" gallerie d'arte, negozi e residenze. Ma è tutto il lungomare di Oslo ad essere destinato ad una rapida trasformazione, in meglio. Ad esempio, l'area di Bjørvika, attorno all’Opera, si lascia alle spalle il suo passato fatto di binari ferroviari, container e di una trafficata autostrada per diventare una grande oasi pedonale destinata, con le sue zone limitrofe, a diventare il centro culturale della Capitale. I pannelli leggermente inclinati del tetto dell’Opera sono una nota attrazione e un punto d'incontro dove i visitatori hanno la sensazione di stare seduti su una candida spiaggia in marmo bagnata dalle acque del fiordo di Oslo.
Bjørvika si sta evolvendo rapidamente e nel 2025, data prevista per l'ultimazione dei lavori, includerà appartamenti, uffici e diversi parchi urbani. La prossima fase degli interventi di riqualificazione urbanistica prevede il completamento della biblioteca pubblica Deichmanske tra il 2016 e il 2017. E al Nord i tempi vengono, di norma, rispettati. Intanto, sul fronte della ristorazione, la Guida Michelin 2014 ha assegnato cinque stelle al meglio della ristorazione norvegese. Si tratta di quattro tavole, tutte in attività a Oslo city. D’obbligo iniziare dal Maaemo, la prima cucina norvegese a ricevere le due stelle della “Guida Rossa” alla sua prima valutazione, dopo appena 14 mesi dalla sua inaugurazione negli spazi scintillanti vicino alla stazione centrale. Il menu stagionale si basa solo sulle materie prime locali arricchite da rare spezie e bacche che si trovano solo nel Nord d’Europa.
Le cucine del Ristorante Maaemo (Foto Tukka Koski) |
Poi c’è lo Statholdergaarden, il regno degli chef Bent Stiansen e Torbjørn Forster con il loro menu di sei portate ricco di sorprese ogni giorno: tre antipasti di pesce, il piatto principale a base di carne, i formaggi e il dessert. Diretto da Even Ramsvik, lo Ylajali ha ricevuto la sua attesa stella Michelin nel 2014. Il ristorante deve il suo nome a un personaggio del romanzo di Knut Hamsun "Sult", che vive al piano superiore dello stesso edificio dove ogni giorno si possono apprezzare alcune delle migliori ricette norvegesi. Il terzo indirizzo da non perdere è il Ramsvik. Qui si cerca di offrire ai palati gourmet un'esperienza gastronomica totale, dividendola come un libro con un prologo, quattro capitoli e un epilogo. Infine c'è il Fauna, l’indirizzo più informale dei quattro entrati di prepotenza nella selezione internazionale degli ispettori Michelin.
La modernissima Oslo si rispecchia, senza disarmonie, nelle sale e nelle suites che hanno reso celebre il The Continental Hotel sin dalla seconda metà dell'Ottocento. C'è chi ricorda un avvenimento e una data simbolici: nel 1899 veniva aperto il Teatro Nazionale e soltanto un anno dopo, a fine 1900, il Continental - splendido esempio di una gestione famigliare che va avanti da quattro generazioni - inaugurava il suo Theatercaféen, proprio di fronte alla sala principale della città. Da allora all'ingresso nei Leading Hotel of the World qui ha sempre prevalso l'amore per le cose che contano davvero: la cura del dettaglio e dei servizi, l'attenzione maniacale per l'ospite, lo charme che resiste al tempo che passa. Una leggenda a "gestione" familiare.
Daniele Vaninetti