Rimarrà aperta sino al 28 giugno 2015 all'Opera di Firenze la mostra fotografica "Claudio Abbado, Fare musica insieme", omaggio al più grande direttore d'orchestra italiano del XX secolo e dell'inizio del nuovo millennio. La rassegna è curata da Alfredo Albertone, organizzata da Opera di Firenze-Maggio Musicale Fiorentino in collaborazione con la casa editrice Contrasto, che pubblica il catalogo, e si avvale del supporto fondamentale della Fondazione Claudio Abbado, custode della memoria di questa grande arte musicale.
Claudio Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014) è stato l'esempio più autentico di come si possa fare e divulgare la grande musica pur mantenendo sempre un livello interpretativo altissimo, quasi ascetico, un po' come fece con il pianoforte Arturo Benedetti Michelangeli, che pure aveva con il pubblico un rapporto diversissimo. L'emozionante racconto per immagini di tutto il lungo percorso artistico del maestro milanese è rivissuto attraverso lo sguardo dei molti fotografi che lo hanno incontrato.
Gli scatti fissano momenti ed esperienze. Hanno il merito di farci "reincontrare", quasi dal vivo, il protagonista di tanti momenti esaltanti della vita musicale italiana e internazionale. Ma forse non possono "fissare" la lotta di Abbado contro la malattia, quando le sue ultime direzioni erano anche una battaglia contro la stanchezza e la tensione fisica. E il suo ciclo mahleriano a Lucerna è lì a dimostrarlo in tutta la sua struggente umanità.
Gli oltre 200 scatti esposti (a ingresso libero, un'ora prima degli spettacoli) occupano ogni spazio pubblico dell’Opera di Firenze e portano la firma di grandi fotografi internazionali. Tra gli altri: Marco Caselli Nirmal, Cesare Colombo, Silvia Lelli, Roberto Masotti, Georg Anderhub, Priska Ketterer, Peter Fischli, Cordula Groth, Graziano Arici, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Alfredo Anceschi, Marcello Mencarini, Vivianne Pourdom, Mauro Vallinotto, Fred Toulet, Rafa Martin, Mattia Zoppellaro, Margherita Lazzati, accanto alle foto dell’Archivio del Festival di Lucerna, dell’Archivio Teatro alla Scala, dell’Archivio Lotti, della Contrasto-Magnum Photos, Getty e Corbis.
Spiegano gli organizzatori: "Per ogni immagine, dove è stato possibile, è indicato il brano, l’opera eseguita in quel momento e in quella data, rintracciati tramite i programmi di sala, il ricordo e le indicazioni dei fotografi. Immagine dopo immagine, il percorso espositivo (organizzato in ordine cronologico) mostra l’intensa sintonia che Abbado aveva con i professori d’orchestra, le suggestive immagini di concerti eseguiti anche in luoghi non convenzionali come le fabbriche e i palasport, il rapporto con attori e cantanti e con le tante orchestre da lui fondate", a cominciare dalla "Mozart" e finendo con la folgorante esperienza a Lucerna, che grazie a lui negli anni Duemila è divenuta il fulcro dell'attività concertistica europea con il suo Festival estivo.
Gli spazi della mostra saranno aperti e visitabili in occasione degli spettacoli, un’ora prima dell’inizio degli stessi. Una scelta oltremodo intelligente: entrare in una sala da concerto "solo" dopo aver ripercorso una delle storie più entusiasmanti del panorama musicale della storia contemporanea: dalla Scala di Milano alla direzione dei Berliner, dalle esperienze americane a quelle viennesi, dal sodalizio con i giovani dell'Orchestra Sinfonica Simon Bolivar (il modello Abreu) all'amata Bologna, sino al ritorno a Milano, senza dimenticare la Mahler Chamber Orchestra. Il tutto nel segno di una perfezione direttoriale che con il passare degli anni si è fatta ascesi del fare musica (stacchi, studio sulle parti, il rigore assoluto dell'interpretazione).
La mostra fiorentina porta l'imprinting della Fondazione Claudio Abbado (FCA) costituita, alla fine del 2014, dai quattro figli del direttore d'orchestra (Daniele, Alessandra, Sebastian e Misha) con il fine di conservare, tramandare e valorizzare il lascito musicale di Claudio e la sua particolare e profonda umanità e curiosità, che gli ha permesso di ideare, realizzare e sviluppare molti progetti culturali, umanitari e ambientali, prevalentemente legati alla musica.
Alla Fondazione è stato affidato l’aspetto più rilevante della sua eredità: il suo percorso artistico e professionale. La documentazione che ne costituisce testimonianza è stata messa a disposizione dai figli affinché la Fondazione stessa possa proseguire nell’attività di raccogliere, catalogare, archiviare e divulgare quanto aiuti ad illustrare il percorso artistico di questo protagonista indiscusso del Novecento delle Sette note, rendendolo poi fruibile anche ad un pubblico che non abbia una preparazione specifica.
Ancora gli organizzatori: "Il lavoro di organizzazione e catalogazione è iniziato dal prendere visione delle partiture, circa un migliaio, su cui Claudio ha studiato per oltre cinquant’anni... Oltre agli spartiti, sono state trasferite alla Fondazione le registrazioni dei concerti, anch’esse catalogate, alcune delle quali inedite, la corrispondenza e una parte dell’oggettistica". Albertone ha curato nei dettagli l'intero progetto e recentemente, in un'intervista a Radio3 Suite, ha posto proprio l'accento sul lascito più prezioso del maestro: la costante e incessante ricerca di un dialogo con gli altri. "Fare musica insieme". Ma perché? Rispondeva Abbado: “Perché la musica è necessaria alla vita, può cambiarla, migliorarla e in alcuni casi può addirittura salvarla”.
Daniele Vaninetti