Andrea Berton con il suo staff di cucina |
Sulla divisa da
"caposcuola" di Berton, oltre al suo nome, campeggia il logo della
Bmw a simboleggiare una partnership oramai collaudata da anni. Tutto attorno è
un trionfo di quella che è già stata definita come la "semplice eleganza"
del ristorante di via Mike Bongiorno (la Stazione Garibaldi è a due passi). Gli
interni, progettati da Vudafieri Saverino Partners, hanno un'impronta
essenziale e lineare. Il rigore dell'insieme è, però, attenuato da tocchi più
morbidi nella "riscrittura" di alcune parti e zone del ristorante: i
materiali impiegati (carta, legno, cemento, metallo) e i colori scelti (tinte
chiare alternate a tocchi più scuri soprattutto per i tavoli per 40 coperti)
sfruttano la luce naturale "filtrata" dalle vetrate che avvolgono
tutto l'ambiente dove lavorano chef, caposala e camerieri.
"Siamo degli chef o
dei cuochi? Marchesi ha ragione nel rimarcare che è meglio definirci come dei
cuochi, un diretto rimando alla nostra grande tradizione mediterranea e
italiana. Ma il termine chef ha oramai una connotazione internazionale. Quest'ultimo termine spiega,
sempre in chiave mondiale, cos'è il lavoro del capo della cucina o di altre
attività. Ma certamente noi proveniamo, anzi siamo immersi, in una storia dove
il mestiere del cuoco è l'essenza stessa della ristorazione di qualità",
conclude Berton.
La Gricia, amatriciana in bianco |
Quando Syle Legends
incontra lo chef di "Porta Nuova" sono i giorni della
"Gricia", l'amatriciana in bianco proposta nel menu anche come
"contributo alla Croce Rossa in aiuto alle popolazioni di Amatrice e degli
altri comuni colpiti dal sisma". E proprio gli "Spaghetti alla
gricia", dopo il "Bon bon di baccalà allo zafferano", aprono le
danze di una degustazione che ha i suoi capolavori nel "Vitello tonnato
con sedano croccante" e nel "Salmone marinato, crema di mela verde e
quinoa". Per finire il "Babà al rhum e spuma al marsala" e i
"Bignè alla liquirizia". Ferrari Maximum Brut e Sauvignon Plonerhof
2015 ad "accompagnare" il tutto.
L’impronta di Berton è unica, la sua
“mano” inconfondibile nell’accostamento e nella rielaborazione di ingredienti e
materie prime. Una “Grand Table” dai nuovi sapori ma nel pieno rispetto della
cucina classica italiana.
Niente tovaglie sui tavoli, com'è nello stile Berton, ma molte altre sorprese: dalle ceramiche artigianali Del Monaco a quel "tavolo esclusivo per due persone ricavato da una nicchia che si affaccia sulla cucina e permette di degustare un menu libero proposto dallo chef". E al di là del vetro che separa sala e cucina questo "tavolo intimo" diventa per quattro. Un'altra scelta da tradizione creativa.
(Photo Vudafieri Saverino Partners) |
Niente tovaglie sui tavoli, com'è nello stile Berton, ma molte altre sorprese: dalle ceramiche artigianali Del Monaco a quel "tavolo esclusivo per due persone ricavato da una nicchia che si affaccia sulla cucina e permette di degustare un menu libero proposto dallo chef". E al di là del vetro che separa sala e cucina questo "tavolo intimo" diventa per quattro. Un'altra scelta da tradizione creativa.
Daniele
Vaninetti
Ristorante Berton
Via Mike Bongiorno, 14
20124 Milano
Tel.+ 39 02 67075801
www.ristoranteberton.com