Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo



Il tema scelto per l'edizione 2017 ripropone intrecci e legami storici: "Beethoven e Napoleone. La musica, tra ideali e potere". Per conquistarti. Se poi, in poco più di un mese, suonano Grigory Sokolov, Martha Argerich, Rudolf Buchbinder, Gerhard Oppitz, Arcadi Volodos, Boris Petrushansky, Alexander Lonquich, Seong-Jin Cho, insieme a orchestre e maestri indiscussi di altri strumenti, come i violinisti Salvatore Accardo e Vadim Repin, si capisce subito quanto voglia essere intensa, e filologicamente corretta, la riattualizzazione dell'opera del genio musicale di Bonn. Con questo spirito il 54° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo fa ancora le cose in grande e chiama nelle due città accomunate dall'amore per Arturo Benedetti Michelangeli, a cui il compianto maestro Agostino Orizio dedicò la manifestazione a partire dal 1964, alcuni tra i migliori virtuosi mondiali della tastiera e non solo. Quasi 60 avvenimenti in meno di 45 giorni, sino al 6 giugno.
Il cartellone è oramai collaudato: a Bergamo (Teatro Donizetti) e a Brescia (Teatro Grande) le serate principali e, attorno, numerosi progetti e iniziative collaterali di notevole valenza culturale e artistica.
Molto atteso il pianista Rudolf Buchbinder (Photo by Grafenegg Festival)
"A colpire come sempre - sottolineano gli organizzatori e il direttore artistico Pier Carlo Orizio - c'è la parata di stelle ma anche la presenza di giovanissimi quanto eccezionali talenti, a partire dal quindicenne russo Alexander Malofeev che il 28 aprile inaugura il Festival insieme alla Filarmonica. Tante le iniziative realizzate in collaborazione con le istituzioni culturali delle provincie di Brescia e Bergamo: dai Conservatori alle scuole, dalle accademie alle bande musicali per raggiungere un pubblico sempre più ampio e più giovane". 


Una su tutte l'esecuzione delle Trentadue Sonate per pianoforte di Beethoven che vede protagonisti, nel Ridotto del Donizetti, gli allievi del Conservatorio orobico. I giovani, appunto, quelli che non possono non andare a scuola - per stare in tema - della maestria esecutiva di Buchbinder e delle sue acclamate esecuzioni dei 5 Concerti per pianoforte e orchestra del compositore tedesco. E lo stesso Buchbinder deve aver sicuramente apprezzato le registrazioni, con Carlo Maria Giulini, del Terzo e Quinto concerto nell'esecuzione di Benedetti Michelangeli (un'arte ancora ineguagliata).  
La scuola russa è esaltata da Sokolov (Photo by Festival di Bergamo e Brescia)
La storia è importante. "Al Festival sono apparsi non solo i più grandi pianisti - da Benedetti Michelangeli, protagonista delle prime cinque edizioni, a Magaloff, da Richter ad Arrau e poi Pollini, Ashkenazy, Lupu, Zimerman, Brendel, Kissin - ma anche strumentisti, cantanti e direttori del calibro di Mstislav Rostropovich, Mischa Maisky, Uto Ughi, Luciano Pavarotti, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Valerij Gergiev, Carlo Maria Giulini, Wolfgang Sawallisch, Georg Solti, Lorin Maazel e Myung-vhun Chung".

Il libro del Festival ricorda, poi, i momenti orchestrali più significativi con "i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Chicago Symphony Orchestra, la London Symphony Orchestra, la compagine di Philadelphia, la Filarmonica d’Israele, la Filarmonica di San Pietroburgo, l'Orchestre National de France, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, la Filarmonica della Scala" e tutti gli appuntamenti cameristici o didattici. 
Martha Argerich (Photo Facebook-progetto Lugano)
Una delle caratteristiche della rassegna è proprio la sua fisionomia a tema, con un filo conduttore che, di volta in volta, mette a fuoco un autore, un ambiente culturale, un periodo storico particolare. Tra le edizioni di maggior successo non possono essere dimenticate quelle dedicate alle integrali pianistiche di Schumann, all’opera omnia di Debussy o le "monografiche" di Beethoven e Mozart. Nel 1986 il Festival ha ricevuto il Premio Abbiati della critica musicale italiana e la Medaglia Liszt del ministero della Cultura Ungherese. Dal 1987 appartiene alla European festivals association. Socio fondatore di Italiafestival, è posto sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica Italiana e nel 1992 ha ottenuto quello del Parlamento Europeo. La "provincia" italiana, insomma, ha inventato una formula molto amata anche all'estero, sempre nel segno della grande musica.


"La manifestazione - la ricostruzione è sempre degli organizzatori - negli ultimi anni ha vissuto cambiamenti di rilievo con il passaggio di consegne, per quanto riguarda la direzione artistica, da Agostino Orizio al figlio Pier Carlo e con la nomina a presidente di Andrea Gibellini, succeduto a Filippo Siebaneck. Sotto la guida di Pier Carlo, il Festival ha intrapreso una nuova strada che unisce musica contemporanea e grande repertorio classico come è accaduto per esempio nell’edizione 2007 che accostava le figure di Beethoven e Arvo Pärt, in quella del 2008 focalizzata su Chopin e Bernstein e nel 2009 con la partecipazione di Tan Dun nell’ambito dell'edizione dedicata alla Cina. Il 2012 verrà ricordato negli annali per il prologo d’eccezione che ha visto protagonisti a Brescia Riccardo Muti e la Chicago Symphony Orchestra. Nel 2013 il Festival ha festeggiato cinquant’anni di storia con un’edizione celebrativa che ha avuto fra i punti più alti la presenza del compositore e direttore polacco Krzysztof Penderecki e quella della London Symphony Orchestra guidata da Antonio Pappano". Quindi non solo tastiera. Ma l'edizione 2017 ci riconduce essenzialmente ad essa e proprio grazie a Beethoven, di cui ciascun solista interpreta una o più pagine. Sokolov (12 maggio a Bergamo, 29 maggio a Brescia) esegue la Sonata in mi minore op. 90 e quella in do minore op. 111. Oppitz (30 e 31 maggio) regala al pubblico una serata monotematica: Sonata in re minore op. 31 n. 2 “La tempesta”, Sonata in mi bemolle maggiore op. 81 “Les adieux”, Sonata in re maggiore op. 10 n. 3 e la Sonata in la maggiore op. 101. 

Buchbinder (19 e 20 maggio) non può che farsi acclamare con alcuni, indiscussi, capolavori assoluti della letteratura pianistica: la Sonata in do minore op. 13 “Patetica”, la Sonata quasi una Fantasia in do diesis minore op. 27 n. 2 “Chiaro di luna” e la Sonata in fa minore op. 57 “Appassionata”. 
Una serata del Festival al Teatro Grande di Brescia in una foto d'archivio
Due serate da non perdere. E Martha Argerich, a chiusura del Festival, il 5 e 6 giugno, allarga gli orizzonti: con la 
Franz Liszt Chamber Orchestra diretta da Ricardo Castro, il pianista Eduardo Hubert  e la narratrice Annie Dutoit sarà la "star" di una serata dedicata a Il Carnevale degli animali di Saint-Saëns e al Concerto n. 2 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra op. 19 di Beethoven. Degna conclusione di una primavera musicale di altissimo livello. Come fu l'arte di Arturo Benedetti Michelangeli. "Il grembo del suono" sta in quei rari concerti dal tocco e dalle perfezione assoluta del pianista bresciano scomparso a Lugano nel 1995. Ascetica ricerca dell'armonia. Il meglio della seconda metà del Novecento.

                                                                                                 Daniele Vaninetti
www.festivalpianistico.it