Fotografie, azioni, performance, video, animazioni, installazioni, alternati a tecniche più tradizionali e artigianali come il disegno e il ricamo.Le opere di Eva Marisaldi sono caratterizzate da una lirica vena narrativa e la sua ricerca prende spunto dalla realtà, ma si concentra sugli aspetti nascosti della nostra quotidianità, analizzati attraverso il suo modo di fare arte. Un processo poetico e giocoso, che si addentra nella sfera della fantasia e dell’immaginazione. Interrogandosi su tematiche quali il dialogo e la narrazione, Marisaldi indaga le possibilità di riflessione individuale e collettiva all’interno dello spazio espositivo, rapportandosi con esso in maniera sempre puntuale e raffinata e dando vita a originali e suggestivi percorsi di trasformazione.
Un linguaggio e una figurazione al loro interno coerenti, che nella mostra siamo continuamente chiamati a decifrare, ci trasportano in dimensioni altre, dove tutto può succedere e dove tutto rimane sospeso, in cui l’artista pare mettere alla prova la diversità del funzionamento della mente e la complessità della comunicazione, senza tralasciare però un’imprescindibile componente ludica con cui lo spettatore è invitato a confrontarsi. Partendo da questa attitudine la mostra aprirà con una nuova versione dell’opera Welcome, 2018: tre nastri da ginnastica ritmica azionati da bracci meccanici daranno il benvenuto ai visitatori del PAC, i quali saranno poi invitati a salire a bordo della Nastronave, 2018, una piccola e colorata stanza da proiezione con una serie di estratti video che raccontano diversi anni di lavoro dell’artista, il tutto accompagnato da un rumoroso sottofondo di locuste. Il fascino e l’attenzione per i suoni – naturali o riprodotti con strumenti – sono presenti anche in altre opere, come il video Musica per camaleonti, 2004 girato in Madagascar, dove si trova la più alta concentrazione di camaleonti di tutto il pianeta, e il video Porto Fuori, 2007, che segue il percorso di una piccola macchina acustica traballante lungo il molo Zaccagnini di Ravenna.
Entrambi i lavori – come molti altri della produzione di Marisaldi – sono realizzati con la collaborazione e la consulenza tecnica di Enrico Serotti, musicista e compositore, con cui Marisaldi ha avviato un tipo di lavoro dialogico. Il suono è anche quello evocato dai due cucchiai sospesi su fili come marionette che duellano tra loro nell’opera Senza titolo, 2018, dedicata ad Antonio Gramsci e ai suoi Quaderni del carcere (1929) o quello riprodotto dalla carta che risuona grazie a un complesso dispositivo inserito in Untitled, 2018, che mixa contemporaneamente quattro dischi 45 giri. Surround, 2018, invece, è una specie di piccolo ponte sospeso che produce un’onda ciclica che si propaga per tutta la sua lunghezza per poi rimbalzare indietro, lentamente scemare, e ripartire. Interessante come questi lavori sonori di Marisaldi possano entrare in relazione con i Sette Savi di Fausto Melotti che abitano il giardino del PAC, attraverso il concetto di modulazione, l’idea del tema e delle variazioni musicali rese dall’alternanza di pieni e vuoti e dei volumi positivi e negativi creati dal grande artista italiano appassionato e studioso di musica. Nell’installazione 3000 pagine, 2018, il sonoro è trasmesso da quattro pannelli di cartone e dodici sgabelli in legno e tessuto. L’idea di questo nuovo lavoro è nata dalla lettura di un articolo sull’Assemblea nazionale del popolo in Cina, la sessione annuale del Parlamento cinese a Pechino, durante la quale i tremila delegati delle province del Paese seguono il discorso del presidente in un religioso silenzio, interrotto solo dal rumore delle pagine di un testo messo a loro disposizione che vengono girate simultaneamente.