Albrecht Dürer, Madonna del Patrocinio, 1495 ca., Fondazione Magnani-Rocca |
Da quel momento la Madonna del Patrocinio “riemerse” alla luce della ricerca storico-artistica con la forza di una rivelazione inaspettata e sorprendente, provocando sin da subito l’estasiata sorpresa di Roberto Longhi che non esitò a ravvisarvi la mano del grande Albrecht Dürer. L’improvviso interesse mediatico e della comunità scientifica intorno a quel dipinto rappresentò allo stesso tempo un motivo di turbamento per le monache, che si ritrovarono inconsapevolmente custodi di un vero e proprio tesoro, ma soprattutto, come ricordano le cronache dell’epoca, si ritrovarono a non saper più come fare "per rispondere alle numerosissime richieste di visionare l’opera che giungono loro da ogni parte d’Italia e dall’estero". Anche per questo motivo la comunità maturò l’idea di alienare la preziosa tavola, progetto che si concretizzò all’inizio del 1969 con la vendita al collezionista-mecenate Luigi Magnani. In quella data la Madonna del Patrocinio lasciò così per sempre Bagnacavallo, senza che ci fosse mai stato un solo momento di esposizione ai cittadini bagnacavallesi. Assume dunque un particolare significato culturale e civile la mostra "IL RITORNO DI ALBRECHT DÜRER. La Madonna del Patrocinio a Bagnacavallo 50 anni dopo", a cura di Diego Galizzi, direttore del museo, e organizzata dal Comune di Bagnacavallo grazie alla collaborazione della Fondazione Magnani Rocca e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’IBC Emilia Romagna.
Il progetto non solo vuole colmare quella sorta di “debito” rimasto aperto nei confronti della cittadinanza, ma vuole anche essere l’occasione per fare il punto sulle ricerche storico-artistiche intorno all’opera e per ricostruire la sua intricata vicenda storico-conservativa, dalle più antiche notizie circa la sua origine fino alla passione collezionistica di Luigi Magnani e all’attuale conservazione presso la Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo. Il progetto espositivo si concentrerà dunque su tre aspetti. Il primo è dedicato a ripercorrere i momenti salienti, i protagonisti e le vicissitudini di una storia che, a partire dalla scoperta nel 1961 e fino alla sua vendita, vide al centro quel piccolo dipinto fino ad allora ignorato. Si tratta di una stagione lunga, intricata e ricca di colpi di scena, caratterizzata di volta in volta dalla convergenza o dal conflitto di interessi diversi: devozionale, storico-artistico, economico e civile. Il secondo aspetto su cui si focalizza la mostra è rappresentato dalla ricostruzione della storia conservativa del dipinto, partendo dalla sua presenza nel monastero come oggetto di devozione e provando a risalire il più indietro possibile nel tempo, indagando sulle circostanze per le quali un dipinto di tale importanza sia giunto tra le mura di un piccolo convento di provincia.
Sotto questo aspetto gli studi condotti per l’occasione hanno raccolto numerosi elementi utili alle ricerche intorno al possibile luogo di origine, ai possessori e alla committenza della Madonna. Il terzo aspetto è naturalmente l’indagine storico-artistica sulla tavola, che analizzando gli aspetti formali e iconografici dell’opera entra nel merito della sua collocazione all’interno del percorso artistico di Dürer, non mancando di prendere in considerazione il dibattito provocato da una parte della critica riguardo alla sua attribuzione o meno alla mano del grande maestro di Norimberga. La mostra vuole dunque riordinare e sintetizzare le principali ipotesi formulate sulla Madonna del Patrocinio, gettando luce sulle argomentazioni e soprattutto su quegli elementi concreti che, esaminati nell’insieme, non solo avvalorano la paternità düreriana dell’opera, ma ne rivelano una qualità tale da configurarla come una prova di assoluto valore dell’artista. Il ritorno della Madonna del Patrocinio a Bagnacavallo si inserisce all’interno di un progetto culturale ben più ampio, appositamente pensato dal Museo Civico delle Cappuccine al fine di creare il contesto ideale per questo speciale evento: la grande mostra sull’attività grafica di Albrecht Dürer, Il privilegio dell’inquietudine, curata dallo stesso Diego Galizzi con Patrizia Foglia, già allestita negli spazi espositivi del museo e visitabile fino al 19 gennaio 2020. La mostra è un invito a incontrare le diverse anime di Dürer, sia come uomo che come artista. Definito dalla critica ora un umanista, ora un gotico, ora un artigiano, ora un teorico, Dürer rappresenta perfettamente l’idea del genio inquieto, incline a una costante curiosità sui fenomeni del mondo e anche, perché no, a ripensarsi continuamente. Egli era un ricercatore universale, come Leonardo, continuamente ansioso di produrre cose nuove e fatalmente attratto dalla ricerca teorica e scientifica. Tra le opere esposte alcuni tra i più noti capolavori dell’artista come il ciclo dell’Apocalisse, il Sant’Eustachio, il San Girolamo nello studio e il Cavaliere la morte e il diavolo, ma soprattutto quell’enigmatico capolavoro che è la Melanconia, vero punto focale della mostra.