Originario dell’Abruzzo, Borraccino ha ottenuto la sua prima stella Michelin con il ristorante "Poggio Rosso" del Relaix & Chateaux Borgo San Felice, nel Chianti; quest’ultima esperienza toscana gli ha permesso di conoscere e creare un grande legame con entrambi questi fornitori.
Fabrizio Borraccino |
La cosa più affascinante è che la produzione ed i procedimenti di lavorazione siano tutt’ora artigianali. Il ciclo, infatti, è completo: dalla raccolta alla selezione, dalla pulizia alla lavorazione, dal confezionamento alla consegna. La Toscana è da sempre riconosciuta come il luogo ideale per lo sviluppo del fungo ipogeo che durante tutto l’anno cresce in varie tipologie. Savini Tartufi è collocata in una posizione strategica, a metà tra Pisa, Firenze e Siena, proprio dove si trovano diverse tipologie di tartufo che variano durante l’anno. Questo territorio, consente il totale controllo della qualità e della provenienza da oltre 650 tartufai di fiducia. E questa eccellenza tutta italiana non poteva che sposarsi con un grande nome dell’enologia, Montevertine. Nel cuore del Chianti, a 425 metri di altezza, le vigne di questa famiglia mantengono solo le varietà tradizionali del territorio chiantigiano: Sangiovese, Canaiolo e Colorino. Semplicità, rispetto, cura dei dettagli e savoir-faire caratterizzano Montevertine, il cui metodo di vinificazione è estremamente tradizionale ed è sempre lo stesso usato sin dalle prime vendemmie; i vini non sono filtrati e l’imbottigliamento avviene per caduta. E’ già dalla fine degli anni ’70 che il nome di Montevertine inizia a comparire su tutte le riviste specializzate come uno dei migliori esempi di Chianti Classico, fino al 1977, anno in cui avviene la svolta: nasce il Pergole Torte, primo esempio di Sangiovese vinificato in purezza prodotto nella zona. Il vino viene paradossalmente bocciato dal consorzio del chianti classico, in quanto non rispetta i parametri di produzione non comprendendo anche le altre uve comprese nel disciplinare dell’epoca. Ciò spinge Sergio Manetti, fondatore dell’azienda, ad prendere la decisione di uscire dal consorzio, rinunciando al marchio del Gallo Nero sulle proprie bottiglie. I vini di Montevertine da questo momento saranno tutti denominati “Vino da tavola”. Questa strada verrà in futuro seguita anche da altri produttori e ciò darà origine al fenomeno dei vini cosiddetti “Supertuscans” dalla stampa estera. Il figlio del fondatore, Martino, porta avanti lo sviluppo dell’azienda, piantando nuove vigne fino a raggiungere la superficie attuale di 18 ettari, sempre mantenendo rigorosamente l’impostazione tradizionale dei vini prodotti, a base esclusivamente di vitigni autoctoni.