Il forte segno che storicizza la sala, il suo affaccio sulla problematica stratificazione di edifici che vanno dalle rimanenze romane agli anni Settanta del Novecento, contestualizzano invece l’opera in un luogo di transiti, in una giustapposizione di narrazioni del tutto coerente con l’intento degli artisti torinesi. L’installazione presenta una vera e propria natura migrante; riunisce in essa le tracce e i segni del tempo e delle culture che l’hanno modellata e costruita. Nella visione di Botto&Bruno «i luoghi marginali hanno bisogno di essere protetti e curati e soprattutto hanno bisogno che le persone si attivino a conservarne la memoria». Da questa riflessione, ispirandosi alle parole di Marc Augé per il quale «il nostro tempo non produce più rovine perché non ne ha il tempo», gli artisti hanno concepito una struttura che evoca una rovina contemporanea, le cui pareti esterne costituiscono i resti di un’architettura modernista e dell’utopia che rappresenta. The ballad of forgotten places è concepita come una struttura praticabile di grandi dimensioni al cui interno, dalle pareti al pavimento, si dispiega l’immagine di un paesaggio suburbano denso di ossidazioni, macchie e reperti, trasformato in una sorta di dagherrotipo dall’azione del tempo. Al centro dello spazio, sopra un basamento, un libro d’artista di trecento pagine raccoglie una serie di fotografie scattate dagli artisti in venti anni di lavoro, modificate pittoricamente con la stessa tecnica delle immagini a parete, che testimoniano luoghi scomparsi, alterati e dimenticati.
«L’idea di una casa che seppur fragile, diroccata, scelga di proteggere la memoria di questi luoghi perduti - spiegano Botto&Bruno - ci sembra l’unica via per poter costruire le basi per un nuovo e più costruttivo approccio per affrontare le problematiche sull’ambiente». Come in un gioco di scatole cinesi, il museo che ospita l’opera ha il compito di proteggere, in una sorta di abbraccio, questa rovina, che a sua volta ha la responsabilità di conservare e trasmettere la memoria di luoghi fragili e dimenticati. The ballad of forgotten places si configura come una profonda riflessione sulla contemporaneità e sul ruolo dell’arte quale strumento non solo di lettura o narrazione della società, ma anche indispensabile motore di trasformazione estetica del presente. La collocazione dell’installazione di Botto&Bruno ai Musei Reali rappresenta la tappa conclusiva di un viaggio che ha raggiunto Atene (National Museum of Contemporary Art, 4 dicembre 2018 - 20 gennaio 2019) per poi spostarsi a Lisbona (Carpintarias de São Lázaro, 11 aprile - 5 maggio 2019) e Nizza (Pôle De Cultures Contemporaines, 22 novembre - 1 dicembre 2019). Il progetto è stato realizzato in stretta collaborazione con il Segretariato regionale per il Piemonte del ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo che ha sviluppato il progetto con Fondazione Merz e individuato nei Musei Reali la destinazione finale dell’opera con l’obiettivo di incrementare la collezione di arte contemporanea, come previsto dal bando.
Immagini:
Botto & Bruno, The ballad of forgotten places, Galleria Sabauda, Torino, Photo Renato Ghiazza