Nelle collezioni del MASI Lugano si rispecchia l’evoluzione della recente storia delle arti visive in Ticino. Dal XIX secolo, questa non è improntata solamente dalla comunità artistica regionale bensì anche dagli artisti, collezionisti, commercianti e studiosi che hanno scelto questa Regione come patria d’adozione. In particolare, nelle collezioni è rappresentata l’ambivalenza caratteristica del Cantone, che da un lato ha un’identità culturale italiana e dall’altro appartiene politicamente allo Stato federale svizzero. |
Marianne von Werefkin |
Dal 9 maggio 2021, la presentazione delle collezioni del MASI, arricchita da alcune importanti opere in prestito, intende offrire una visione di come l'arte in Ticino - a partire dalla fondazione dello Stato federale nel 1848 fino alla fine della Seconda guerra mondiale - si sia dinamicamente evoluta nel suo contesto culturale specifico, e mostrare le influenze, provenienti da Sud e dal Nord, che si sono affermate nella regione. Il percorso espositivo segue alcune tappe fondamentali: dal tardo Romanticismo al Realismo, dall'Impressionismo fino al Post-Impressionismo; attraverso il Simbolismo, l'Espressionismo, la Nuova Oggettività e il Realismo Magico si giunge alle prime fioriture del Surrealismo. Già dal XIX secolo, molti artisti provenienti dalla Svizzera tedesca e da altri paesi d’Oltralpe, cominciano a soggiornare in Ticino, inizialmente in modo sporadico e temporaneo e poi, a partire dall'inizio del XX secolo, sempre più spesso vi si trasferiscono definitivamente. Queste presenze contribuiscono ad aumentare la pressione sulla comunità artistica regionale spingendola a prendere posizione rispetto all’orientamento più tradizionale della realtà italiana e alle correnti nordiche innovative, sempre più incompatibili tra loro. È così che, negli anni tra il 1850 e il 1950, in accordo col clima politico e culturale dell’epoca, nel mondo dell'arte ticinese si riscontra o un dinamico attaccamento alla tradizione italiana o un fiorente regionalismo ticinese, o anche una lenta ma inesorabile apertura ai movimenti moderni provenienti dal Nord.
|
Giovanni Giacometti |
Solo a partire dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento, quando la scena artistica italiana trova un posto all’interno del contesto dell'avanguardia internazionale, questi contrasti cominciano ad allentarsi e anche gli artisti ticinesi vivono la propria appartenenza identitaria in modo diverso. La presentazione delle collezioni del MASI è strutturata cronologicamente in cinque parti: un primo capitolo "Paesaggio e storia", traccia il modo in cui, a partire dalla nascita della Confederazione, si riveli una coscienza identitaria-nazionalistica anche nella pittura di paesaggio svizzera e come per la prima volta il paesaggio ticinese diventi un soggetto interessante per i pittori provenienti da entrambi i versanti delle Alpi. La sezione successiva, "Il paesaggio come simbolo", rende evidente come nel movimento europeo del Simbolismo le opere dei pittori ticinesi si fondano in modo naturale con quelle di artisti italiani e svizzeri tedeschi. Anche il capitolo successivo, "Sentimento e atmosfera", è dedicato al paesaggio. Post-impressionismo e Divisionismo formano un orizzonte stilistico comune per una visione meridionale e settentrionale del paesaggio. La sezione "Osservazione della vita quotidiana" unisce diverse concezioni artistiche della pittura di genere a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dal Verismo alla Poesia del quotidiano, fino al Realismo magico e alla Nuova oggettività.
|
Cuno Amiet |
Infine, con l’ultima sezione "Sguardi moderni", si vede come precocemente anche in Ticino, grazie al trasferimento di molti artisti, il cubo-futurismo e l’espressionismo stravolgano la concezione tradizionale di forma e colore. Volutamente concepita più come un abbozzo propedeutico che come una tesi scientifica, aforistica piuttosto che analitica o addirittura enciclopedica, la presentazione ambisce a una comprensione, il più ampia possibile, della storia dell'arte ticinese, integrando sia ciò che ha suscitato interesse ed è stato collezionato nella regione sia ciò su cui si sono confrontati e ciò che hanno creato artisti locali e stranieri in Ticino. Non si tratta dunque di un punto di arrivo, ma piuttosto dell'inizio di un'indagine che apre molteplici temi e domande. Artisti in mostra: Cuno Amiet, Pietro Anastasio, Albert Anker, Edoardo Berta, Umberto Boccioni, Filippo Boldini, Costante Borsari, Eugène Boudin, Alexandre Calame, Paul Camenisch, Carlo Carrà, Gustave Eugène Castan, Luigi Chialiva, Adolf Dietrich, Leonardo Dudreville, Conrad Felixmüller, Leonor Fini, Filippo Franzoni, Achille Funi, Augusto Giacometti, Giovanni Giacometti, Ferdinand Hodler, Karl Hofer, Moïse Kisling, Emilio Longoni, Henri Matisse, Francesco Messina, Claude Monet, Luigi Monteverde, Otto Morach, Albert Müller, Cherubino Patà, Camille Pissarro, Gaetano Previati, Anita Rée, Hans Richter, Christian Rohlfs, Luigi Rossi, Henri Rousseau, Alberto Salvioni, Hermann Scherer, Wilhelm Schmid, Richard Seewald, Mario Sironi, Adolf Stäbli, Niklaus Stoecklin, Félix Vallotton, Marianne von Werefkin e Robert Zünd.--------------------------------------------------------------------
Didascalia completa delle immagini delle opere, dall'alto in basso:
1 - Marianne von Werefkin, Il Ticino, 1927, Olio e tempera su cartone, 44.3 x 58 cm, Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Cantone Ticino.
2 - Giovanni Giacometti, Sera sull’Alpe, 1906, Olio su tela, 115 x 160 cm, Museo d'arte della Svizzera italiana, Lugano. Deposito della Confederazione svizzera, Ufficio federale della cultura, Berna.
3 - Cuno Amiet, Autoritratto con la moglie, 1899, Tempera su tela, 76 x 52 cm, Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Città di Lugano.