L’enigma Kandinskij non è ancora compiutamente disvelato. E l’ampia retrospettiva curata da Paolo Bolpagni e Evgenia Petrova per Palazzo Roverella di Rovigo punta ad approfondire, in modo autorevole, questa ricerca. La grande mostra sul maestro russo si potrà ammirare dal 26 febbraio al 26 giugno 2022 nella prestigiosa sede espositiva rodigina per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con la collaborazione del Comune. "Dopo alcune mostre mirate a porre in risalto singoli aspetti di Kandinskij, l’obiettivo di questo progetto è di aiutare a cogliere l’arco unitario del percorso dell’artista", anticipano i curatori. Ciò avverrà "individuandone le costanti che, dai primi anni del Novecento sino alla fine, innervano il suo modo personalissimo di dipingere: la ricerca di un’autenticità interiore, la volontà di creare un mondo visivo nuovo e libero, il riferimento alla musica, l’irrazionalismo spiritualistico e il legame con l’arte popolare russa e soprattutto con le espressioni creative dei popoli della Siberia, le cui tracce agiscono alla stregua di un fil rouge. La componente musicale e quella etnografica rivelano una comune radice spiritualistica". Il tutto mentre, via via, si assiste al prender vita del graduale passaggio dalla figurazione all’astrazione, che si impone come chiave di volta di una delle rivoluzioni più radicali della pittura della prima metà del XX secolo. Il contributo di Kandinskij alla creazione di una forma espressiva della pittura fondata su nuovi presupposti è enorme. Ma, sottolineano ancora i curatori, "nonostante il grande lavoro storico-critico che, anche negli ultimi decenni, hanno compiuto molti studiosi, nell’analisi del suo percorso resta un che di enigmatico. Numerose furono le matrici da cui scaturì, con lenta gradualità, quel linguaggio artistico che ha sconvolto il Novecento: dal fortissimo potere di suggestione esercitato su Kandinskij dalla musica alla conoscenza della cultura popolare contadina della Russia profonda; delle case, dei mobili e dei costumi variopinti con cui entrò in contatto durante una spedizione nel territorio della Vologda in Siberia". Come la mostra di Rovigo evidenzia, il fascino di Kandinskij sta anche nella sua imprendibilità, nello sfuggire a spiegazioni del tutto razionali. E l’obiettivo dell’esposizione pensata per Palazzo Roverella è di analizzare il costante mutare ed evolvere della sua arte evocativa e visionaria, anzitutto nel passaggio fondamentale dalla figurazione all’astrattismo, nella dialettica tra libertà espressiva e princìpi ordinatori. Già l’elenco delle sezioni della grande mostra rodigina mette in chiaro la volontà dei curatori di analizzare con taglio originale la vicenda.
Si prende avvio dagli esordi dell’artista, a Monaco di Baviera, per approfondire poi il suo approdo a Murnau e la scoperta dello "spirituale nell’arte", Quindi l'arrivo al magico momento del "Cavaliere azzurro" e della conquista dell’astrattismo (1911-1914). Quindi il ritorno in Russia (1914-1921) e l’esperienza al Bauhaus (1922-1933), sino agli ultimi anni del maestro in terra di Francia. Ovvero un percorso puntuale che entra nel vivo di tutti i momenti creativi della vicenda di Kandinskij, documentandola in mostra attraverso una sequenza di opere che, di questa qualità, difficilmente si sono potute ammirare in una mostra italiana. Opere concesse da musei russi, innanzitutto, ma anche da numerose istituzioni europee.
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Didascalia delle immagini delle opere, dall'alto in basso
1 - Copertina: Vasilij Kandinskij, Arco azzurro San Pietroburgo, 1917, olio su tela, 133 × 104 cm
2 - Vasilij Kandinskij, Dunnund fleckig Souple (Sottile e macchiato visibile), 1931. Chine colorate e aniline su carta preparata ad acquerello applicata su cartoncino azzurro. Collezione Domenico Catanese