A distanza di cinquant'anni da una piccola personale dell'artista inglese organizzata in città dallo Studio La Città di Hélène de Franchis, Palazzo Bentivoglio apre i suoi spazi bolognesi dedicati alle mostre a un percorso monografico su Patrick Procktor (1936-2003), protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta. Figura contraddittoria e flamboyante, Procktor fu marxista e snob, omosessuale e padre di famiglia, viaggiatore in luoghi esotici e assiduo frequentatore di Venezia, riuscendo a tracciare una parabola seducente e altamente personale nel campo della figurazione, dagli esordi sperimentali, sulla scorta di Bacon e Vaughan, alle reciproche influenze con il sodale Hockney, fino a giungere presto a una cifra stilistica ben riconoscibile. Tanto in pittura quanto nel medium privilegiato dell'acquerello, Procktor è stato capace di caricare di tensioni nuove e personali i generi tradizionali del ritratto e del paesaggio, calandoli nell'autobiografia e mettendoli in discussione, in un costante gioco ironico tra profondità della rappresentazione e valori di superficie. A mettersi in posa sul divano della casa di Manchester Street, per venire catturati con sottigliezze a volte deformanti, sono gli amici intellettuali, i figli, i colleghi artisti e gli amanti, mentre la geografia dei suoi spostamenti fra Londra, l'Italia, il Marocco, l'Egitto, la Cina, viene registrata da una vasta produzione di fogli di viaggio, che è innanzitutto un campionario di felicissime intuizioni formali e virtuosismi luminosi. La mostra bolognese, che si sviluppa a partire da un nucleo di opere della collezione permanente di Palazzo Bentivoglio, presenta al pubblico una selezione di una sessantina di lavori, fra dipinti, acquerelli e disegni, datati dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta, alcuni dei quali già esposti a Bologna nel 1972. Il titolo, che viene da un'opera di Palazzo Bentivoglio, vuole sottolineare il carattere del tutto peculiare e soggettivo di una ricerca ostinatamente figurativa, connotata da grande indipendenza, per quanto del tutto calata nel suo tempo: una porzione di mondo, come quella - appunto - visibile ad apertura di finestra. I prestiti giungono in gran parte da collezioni private italiane e inglesi ed essenziale è stata la collaborazione di Gabriella Cardazzo della storica Galleria del Cavallino di Venezia, amica e mercante di Procktor in Italia. La Redfern Gallery di Londra, che ha rappresentato l'artista per tutta la sua vita, invia un importante gruppo di dipinti, datati dal 1964 al 1989, mentre due grandi acquerelli del 1969 arrivano in prestito da Osborne Samuel.
Alla produzione su tela è in effetti interamente dedicata la seconda sala della mostra, dove è possibile seguire l'evoluzione dell'artista dal baconiano Lovers (1963), di collezione privata italiana, fino al sorprendente Vedette Pont Neuf, Paris del 1989, che sembra anticipare certe tendenze della giovane figurazione di oggi, passando per l'iconico Gervase I (1968), il primo di una lunga serie di ritratti dedicati da Procktor al giovane amante Gervase Griffith, aspirante rocker e suo modello per due anni. Le opere sono allestite su strutture metalliche disegnate dall'artista Davide Trabucco, che firma l'allestimento della mostra. Nella prima sala sono, invece, esposte opere che raccontano la Londra vissuta dall'artista negli anni Sessanta e Settanta, fra personaggi pubblici e affetti privati. Sulle pareti si avvicendano i ritratti di amici come lo stilista Ossie Clark, l'interior designer Christopher Gibbs e il regista Derek Jarman, a quelli di committenti più istituzionali come Lord Montague o il conte Amherst, a quelli ancora dei figli adottivi. All'ingresso, una struttura a gabbia di Davide Trabucco presenta un acquerello di Procktor, che rappresenta una coppia di vasi di Picasso ritratti in casa dell'amico Cecil Beaton, accostandolo agli stessi due vasi di Picasso provenienti dalla collezione di Palazzo Bentivoglio: una sorta di iniziale biglietto da visita dell'artista, capace di tenere insieme il mondo estetico più tradizionale di Beaton e quello del più giovane Jarman. In una saletta laterale, uno schermo mostra due scene tratte da A Bigger Splash (1973) che vedono protagonisti Hockney e Procktor, una breve apparizione di Jarman nei panni di Procktor nel film di Stephen Frears "Prick Up Your Ears" (1987) e un estratto dal documentario sull'artista del 1988 My Britain. La lunga infilata di opere della terza e ultima sala porta la cronologia ai primi anni Novanta. Insieme ad alcune opere londinesi, vi sono esposti per lo più acquerelli dedicati agli amici, anche italiani, e ai viaggi, con la presenza particolarmente importante di grandi fogli dedicati a Venezia, città amata e frequentata, sfida luministica, ma anche soggetto che Procktor - con humor pari solo alla sprezzatura - tornò volentieri a sviluppare anche dal basement della sua casa di Manchester Street.
Didascalie delle immagini delle opere, dall'alto in basso:
1 - Patrick Procktor, Charles Newington alle Zattere, 1976, Palazzo Bentivoglio, Bologna, ph Carlo Favero
2 - Patrick Procktor, Dominic Prima, 1981, Palazzo Bentivoglio, Bologna, ph Carlo Favero
Qui sopra: Patrick Procktor, Aerial View. Paddington Street Gardens, Marylebone, 1986, collezione privata, ph Carlo Favero
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Patrick Procktor. A View From a Window
a cura di Tommaso Pasquali
Allestimento di Davide Trabucco
Palazzo Bentivoglio
via del Borgo di San Pietro 1, Bologna
3 dicembre 2022 - 5 febbraio 2023
Aperta tutti i weekend, nei giorni dall'8 all'11 dicembre e dal 1 al 5 febbraio 2023
Chiusa a Natale e Capodanno
palazzobentivoglio.org