IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra ripercorre l'operato dell'artista e scrittrice russa. Suddivisa in cinque tematiche e non in ordine cronologico, The Last Soviet Artist si apre con un sipario, entro cui il visitatore è invitato a entrare, e termina con un'installazione realizzata appositamente per il Museo di Santa Giulia. Frozen Poetry, la prima sezione in apertura del percorso, fa parte di quella tipologia di lavori che avvicina l'artista al realismo magico o al realismo sociale di David Siqueiros, senza però la militanza visiva esplicita. Poesia congelata, che mette su larga scala un pensiero analitico e acuto e che permette di ripercorre e visualizzare le trasformazioni artistiche, sociali e intellettuali del paese di Lomasko. Partendo dall’opera Snowdrop Generation, che in un colpo d'occhio analizza l'istanza veramente innovativa e rivoluzionaria degli artisti degli anni '10 traditi poi dalla politica successiva, i lavori di questa sezione passano attraverso la mediazione e la resilienza degli artisti, come il padre di Lomasko, che hanno dovuto disegnare per il regime sovietico pur essendone lontani, fino alla nuova generazione, che testimonia le manifestazioni immaginando quello che verrà. La seconda sezione, Drawing Diary, è caratterizzata dal tema generazionale. In Butterflies Aflutter l'artista si rappresenta come una farfalla caduta tra i monumenti che rappresentano la retorica nazionalista e bellicista del suo paese; Undewater activist ricorda che la dissidenza è fatta anche da parole dette sottovoce, che sembrano appartenere a poche persone, ma che allo stesso tempo sono in grado di resistere anche alle orche. La metafora sottomarina ritorna anche in Under Water, in cui immaginari pesci tropicali convivono con la solitudine di chi non smette di issare bandiera bianca, consapevoli che quella è la vera arma del coraggio. Il trittico Garden of Generation, in cui la presenza vegetale che sempre accompagna la visionarietà dell'artista si coniuga alla sintesi sociologica a partire dall'immagine che fa da guida anche della mostra, rappresenta l'artista al centro, un vecchio nostalgico a sinistra e una donna neo ortodossa a destra che emergono dalla stessa pianta. Con l'effetto straniante tipico del teatro, nella terza sezione intitolata Changing of Seasons una parete si trasforma in un enorme murales, realizzato a Bruxelles subito dopo il forzato esilio dell'artista a seguito dell'avvio della guerra. L’opera rappresenta sicuramente uno dei lavori più toccanti e strazianti del percorso, dove la capacità dell’artista di creare mondi possibili viene messa in risalto. I monumenti sono ormai trasformati in soggetti che operano senza nessuna pietà, continuando a sferrare la spada anche acefali. L'identità delle persone che popolano l’opera, ma anche della natura, assume toni drammatici e disperati, mentre le voci di dissidenza creano ombre che li rendono deformi. L'unico atto permesso a chi ha il dovere di rappresentare quanto sta succedendo, è quello di posizionare il lenzuolo sul corpo delle vittime di Bucha. La quarta sezione Graphic Reportages racconta come la Russia sia arrivata a questo punto, riportando il visitatore alla cifra più narrativa del percorso artistico della Lomasko. L’opera Forbidden Art, lavoro edito in russo e poi tradotto in molte lingue, riprende inizialmente le fasi di un famoso processo tenutosi nel 2008 a danno dei curatori di una mostra d'arte indipendente, accusati di vilipendio alla religione, e arrivando a rappresentare le manifestazioni avvenute nel 2021 durante il lockdown, quando il paese era stato tagliato fuori da ogni contatto con il resto del mondo. In quest’opera si possono ripercorrere i vari passaggi sociali e politici della storia del paese, ma anche conoscere gli attori nascosti, scoprendo i volti della gente comune che non potremo mai incontrare, che fanno parte della nuova Russia, quella ininterrottamente putiniana che è l'unica che ha fatto da panorama alla vita di adulta di Lomasko. Di enorme importanza sono i lavori facenti parte della serie Juvenile Prison, che testimoniano la realtà carceraria minorile della capitale e la cronaca della Resistenza che si è finita per dimenticare. La piazza composta dai manifestanti non ha mai smesso di essere attiva: una piazza multiforme che nello spazio pubblico ha unito le Pussy Riot e il movimento LGBTQ+ con le signore ortodosse del vecchio calendario, stanche dei soprusi del potere. Nella serie viene anche raccontata la complessa realtà delle donne: le lavoratrici di strada, le lavoratrici dei locali, le lavoratrici per gli altri, le lavoratrici disilluse che tengono in piedi questo immenso paese e che da sempre catalizzano lo sguardo indagatore e femminista dell’artista. Lomasko racconta le loro storie con rispetto, senza forzare la loro voce, dando a ciascuna il proprio spazio senza censure o edulcorazioni. Nella stessa sezione, l’artista trasporta il visitatore in un lungo viaggio nelle Repubbliche ex Sovietiche, luoghi complessi e affascinanti: nel Daghestan, la più grande regione del Caucaso settentrionale, dove in un piccolo lembo di terra si sono insediati più gruppi etnici che persone e dove si parlano 34 lingue diverse con il russo come lingua franca sconosciuta a molti; nell’Inguscezia, ubicata nella zona caucasica, luogo incastonato tra la Georgia, l'Ossezia e la Cecenia, con una popolazione di mezzo milione, e dove sono presenti, oltre agli ingusci, altri 78 gruppi etnici. Da questa indagine emerge sia il ruolo imperialista di Mosca, che non è caratteristica solo della storia del secolo scorso, sia come la guerra in Cecenia resta una ferita tuttora aperta. L’artista desidera portare il visitatore nelle geografie dei volti e dei pensieri di tutti quei mondi che per molte persone sono solo nomi sul mappamondo: Bishkek, Yerevan, Tblisi, Osh, Minsk. Nel 2021, durante il lungo anno in cui le frontiere rimasero chiuse, i cittadini russi si trovarono ad essere soli. Questa solitudine ha portato a un ritorno delle fibrillazioni in piazza: in questa sezione troviamo molti lavori che parlano delle varie manifestazioni che si sono susseguite negli ultimi anni, a partire da quelle per richiedere la liberazione di Navalny. In 198 città contemporaneamente i cittadini sentirono il bisogno di protestare. Gli interventi della polizia sono stati immediati. Le proteste si svolgono a temperature siberiane, eppure non sembrano fermare l'entusiasmo che vede Lomasko disegnare in diretta i partecipanti, senza filtri e senza giudizio. A ogni nuova protesta si riempiono le prigioni. Infine, la battaglia generazionale, come l'ha definita l'artista, è stata spostata su un altro campo. Mosca diventa un'isola, forse metropolitana, ma pur sempre isolata e come sospesa nel vuoto. La vertigine diventa panico nei giorni dopo l'avvio della guerra: così la fuga, con lo stigma dell'appartenere al passaporto degli aggressori. A partire da questa sua personale esperienza, Lomasko presenta nell'ultima, omonima, sezione della mostra Five Steps, una sorta di preghiera sul senso dell'esilio, sull'isolamento, sulla solitudine, sulla ferita della fuga, ma anche sulla profonda fiducia nell'idea di umanità che ci accomuna e che è in grado di attraversare i confini. Cinque stazioni realizzate appositamente per Brescia che hanno visto l'artista impegnata per oltre un mese a tempo pieno nella realizzazione. Al termine del percorso è possibile vedere The Last Soviet Artist, film-documentario a lei dedicato e realizzato dal regista e musicista inglese Geraint Rhys, sottotitolato per l'occasione.
VICTORIA LOMASKO
Lomasko è nata a Serpukhov, a 99 km a sud di Mosca, nel 1978. Il padre, operaio metalmeccanico di questa cittadina interamente dedita alla produzione industriale, agiva come artista provocatore in segreto, e forse questa tradizione di famiglia l'ha spinta ad operare sempre con uno sguardo fortemente impegnato e anticonformista. Diplomatasi all'Università statale di Mosca in Arti Grafiche nel 2003, Lomasko intraprende da subito una strada non confortevole che mette insieme osservazione e azione, disegno documentario e performance, attivismo e impegno personale inteso come corpo dell'artista che non sfugge all'essere parte di un gruppo. Questo aspetto caratterizza in modo trasversale la biografia artistica di Lomasko che da marzo 2022 vive in Europa, dopo aver tentato fino all'ultimo di rimanere nel proprio paese per non interrompere il proprio ruolo di testimone. L’artista, infatti, fa parte di un movimento globale che utilizza il disegno come strumento di resistenza e cronaca. Considerata dalla critica e dalla stampa anglosassone come la più importante artista sociale grafica russa, è sostanzialmente ancora sconosciuta al pubblico italiano, anche se i suoi libri sono stati da tempo tradotti in inglese, tedesco, francese e spagnolo. La graphic novel Other Russias ha vinto una menzione speciale al Pushkin House Book Prize nel 2018, anche se il libro non è mai stato pubblicato in Russia e è stata recentemente insignita del premio PEN Catalan Veu Libre. Su di lei è stato realizzato un documentario, The Last Soviet Artist, diretto dal musicista e compositore Geraint Rhys ed è stata intervistata ripetutamente dai media internazionali. Le sue opere sono state esposte al museo Reina Sofia di Madrid, che ha acquisito parte dell'archivio, a Basilea, a Londra ed è al momento ospite di Documenta a Kassel.
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Emilio Del Bono, sindaco di Brescia: "Dal 2019 l’amministrazione comunale sostiene con grande convinzione il felice connubio tra cultura e impegno per i diritti civili, dando spazio e voce ad artisti come Zehra Doğan, Badiucao e adesso Victoria Lomasko. Siamo sempre più convinti che l’arte rappresenti uno straordinario strumento per tracciare una rotta verso una società migliore, riflettendo sulla condizione umana. La mostra Victoria Lomasko. The Last Soviet Artist ci offre, ancora una volta, l’opportunità di approfondire tematiche cruciali per il nostro tempo attraverso lo sguardo profondo e profetico dell’arte".
Didascalia immagini della mostra: Victoria Lomasko, The Last Soviet Artist. Courtesy Fondazione Brescia Musei. Ph. Alberto Mancini
INFORMAZIONI AL PUBBLICO
Victoria Lomasko. The Last Soviet Artist
A cura di Elettra Stamboulis
11 novembre 2022 - 8 gennaio 2023
Museo di Santa Giulia
Brescia