Atipografia presenta, negli spazi della galleria ad Arzignano (Vicenza), la mostra "La forma delle parole", personale dell’artista veneto Stefano Mario Zatti, a cura di Robert Philips e Matilde Nuzzo. La mostra, che apre il programma del 2023, si terrà da sabato 21 gennaio a domenica 26 febbraio 2023 ed esplora parte del percorso artistico di Zatti, proponendo nuove e diverse chiavi di lettura della sua opera. Da artista di grande potenza rappresentativa, approfondisce ogni componente della sua interiorità, restituendone una forma visibile che supera la banalità della sola rappresentazione fattuale della percezione quotidiana per spingersi oltre le barriere del concettuale e facendosi interprete cosciente, con assoluta integrità e sincerità, di quegli schemi reconditi che stanno alla base di ogni rappresentazione artistica.
Il concetto di base che sta al fondo di questa mostra è nato dal confronto tra le varie sensibilità delle persone che accompagnano l’artista nel suo percorso. Discutendo e analizzando il lavoro di Zatti nelle sue diverse declinazioni, in cui spesso la parola scritta è motivo-sigla del suo rappresentare, ci si è accorti che al fondo di ogni opera esisteva un narrato, una sorta di bolla latente, che esprime con la scrittura ogni aspetto delle sue opere. Questa forma di enciclopedia personale, di abaco dell’inconscio, contenuta nei suoi libretti fittamente scritti al limite dell’indecifrabile, rappresenta uno strumento di rappresentazione del verosimile, una sorta di illusione consapevole legata com’è, indissolubilmente, alle suggestioni quotidiane dei concetti che stanno alla base dell’elaborazione del piacere estetico del lavoro dell’artista. Le sue parole sono ombre che occupano piccoli ritagli all’interno di uno spazio assoluto collocati in contesti volutamente silenti e, a tratti, inquieti e oscuri. Non ritratti o fisionomie isolate nel grigiore di una tela, ma parole o gesti artistici a cui guardare con la consapevolezza delle azioni evocate, piccole tessere che divengono emblemi di un oggetto relazionale, in un processo che non è più soltanto dramma personale ma che viene generalizzato, filtrato dalla distanza fisica ed emotiva dove il paesaggio della rappresentazione viene circoscritto e, apparentemente, soffocato dentro il perimetro delle opere. I lavori esposti saranno accompagnate da uno scritto che racconta, in forma poetica ma anche critica, le complesse interazioni che portano alla genesi delle opere di Zatti, mostrando frammenti di memorie che riaffiorano, luoghi dimenticati, ricordi lontani che sono restituiti al lettore come metafore di un percorso difficilmente raccontabile con altri mezzi. Scritto pensato e redatto in forma di colloquio a più voci tra l’artista, Elena Dal Molin e i curatori dell’esposizione.
Didascalie delle immagini delle opere, dall'alto in basso:
Copertina: Stefano Mario Zatti, Meditazione sulla Trinità II, 2020 (dettaglio)
1 - Stefano Mario Zatti, Apocalisse di Adamo, 2021, biro su carta, 53x42 cm, photo courtesy Luca Peruzzi
2 - Stefano Mario Zatti, Autoritratto, 2005, inchiostro su carta, archiviazione di fogli di taccuino, 75 x 50 cm, photo courtesy Luca Peruzzi
"La forma delle parole"
Una mostra personale di Stefano Mario Zatti
A cura Robert Philips e Matilde Nuzzo
21 gennaio - 26 febbraio 2023
Atipografia
Piazza Campo Marzio, 26
36071 Arzignano
Vicenza
www.atipografia.it/home
Tel: 04441807041
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STEFANO MARIO ZATTI
(1983), nato a Padova, vive in provincia di Venezia. Le sue opere nascono dallo studio delle tradizioni spirituali dell'uomo. È nell'intimità personale che le opere dell'artista trovano la loro origine, per arrivare inaspettatamente a una qualche verità, una radice necessaria. Con il progetto Riserva Artificiale ha partecipato a diverse mostre, tra le quali la 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Venezia, 2003), "Emergenze" (Fondazione Pistoletto, Biella, Torino, 2004), "Empowerment. Cantiere Italia, radiografia dell’Italia che cambia attraverso 60 artisti" (Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Genova, 2004), "Petrologiche" (Galleria A+A, Venezia, 2004). Ha successivamente esposto, con il proprio nome, nell’ambito delle collettive "Achtung" (Accademia di Belle Arti, Vienna, 2006). Dal 2007 la sua ricerca diventa intima e introversa, ma continua. Il risultato è un imponente corpus di lavori suddiviso in 17 mondi che, nel 2016 viene conosciuto da Elena Dal Molin, dando vita ad una prolifica collaborazione che porta prima alla collettiva "Tre anni sulla pietra" (Atipografia ass. cult., Arzignano, 2017) e poi alla sua mostra personale "Ecumene" (Atipografia ass. cult., Arzignano, 2019).