"La natura con le sue meraviglie è sempre stata tra le costanti della mia vita". Norbert Niederkofler termina, da fine marzo 2023, la sua esperienza al St. Hubertus di San Cassiano, in Alta Val Badia, una delle 12 tavole tristellate Michelin italiane, ma non rinuncia a nulla della sua filosofia e delle sue migliori pratiche legate alla valorizzazione e al culto per la cucina di montagna (Cook the Mountain) che proprio lui ha teorizzato per primo in tutta la sua valenza. Se la lunga avventura, e amicizia, con il Relais & Chateaux Rosa Alpina volge al termine (anche se una sinergia rimarrà), al grande cuoco altatesino si spalanca, forse con più libertà, un itinerario che se non nuovo è almeno diverso e forse ancora più intenso. |
La terza Stella Michelin |
Sul suo splendido sito Internet è tutta una conferma di quanto aveva dichiarato a Style Legends oramai dieci anni fa: "Nato tra le Dolomiti, in Alto Adige, non riuscivo a non chiedermi quali orizzonti ci fossero oltre quelle vette così alte. Fin da bambino ho sempre avuto una curiosità da ribelle, la stessa che mi ha spinto a voler esplorare, vedere, capire i come e i perché delle cose. Da Londra a Zurigo, da Milano a Monaco, fino a New York. Dopo aver girato il mondo sono tornato a casa dove ho lavorato prima a Ciastel Colz per poi approdare al St. Hubertus a San Cassiano in Badia. L’essere stato lontano da casa per così tanto tempo mi ha portato a riscoprire le mie radici, la mia terra e a come poter dare valore alla materia prima. Quando poi è nato Thomas, il mio primo figlio, ho iniziato a guardare il mondo con occhi diversi. La sostenibilità sarebbe diventato il principio con cui dare una svolta al mio modo di cucinare". Forse è già tempo di ricordi a San Cassiano: "Quando, oltre vent’anni fa, sono diventato executive chef del St. Hubertus il ristorante era conosciuto per avere una clientela internazionale abituata a trovare ovunque il meglio dell’alta cucina. Mi sembrava così assurdo che le persone dovessero venire in Alto Adige per assaggiare qualcosa che avrebbero potuto trovare anche a casa loro. Dopo aver interrogato me stesso, ho iniziato a far domande ai miei stessi clienti per capire cosa poter offrire loro di migliore, di unico. La risposta è stata la mia terra, la risposta è stata la mia cucina. Una cucina che si basa su un profondo principio di rispetto dei ritmi della natura e degli equilibri dell’ambiente e di chi lo abita. In ogni mio piatto cerco di raccontare le mie montagne, la fatica dei contadini e degli allevatori, la qualità dei loro prodotti, le tradizioni tramandate, la cura, la costanza e la leggerezza. Nel corso degli ultimi anni la mia cucina si è sempre più caratterizzata per attenzione alla territorialità e alla stagionalità. Da qui la decisione di aprire con Mo-Food un nuovo ristorante, AlpiNN, un nome che esprime perfettamente quello che sono, quello che voglio rappresentare. Questo Food Space & Restaurant trova posto all’interno di LUMEN, il nuovo Museo della fotografia della montagna a Plan de Corones, insieme a una sala eventi e congressi. Una scenografia mozzafiato che lascia spazio alla vista e ai pensieri per un ambiente incredibilmente accogliente che sa di tradizioni, di terra ma anche di novità. Un’innovazione che si esprime in un concetto diverso di ristorante in senso classico - a metà tra standing, dining e lounging - e che ho voluto far arredare da un altoatesino doc, il designer di fama internazionale Martino Gamper".
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La Grande Table St. Hubertus a San Cassiano (Rosa Alpina) |
Per capire bene lo spessore umano, professionale e culinario di questo maestro dei fornelli delle Alpi bisogna tornare ai giorni dell'incoronazione nel gotha mondiale del gusto con la terza Stella Michelin (2018), finalmente arrivata a coronare una vita di fatica e di ingegno nel segno della semplicità e del rispetto dei ritmi della natura."Quando ho cominciato a lavorare alla Rosa Alpina, lo storico hotel della famiglia Pizzinini a San Cassiano c’era solo una pizzeria - raccontava ancora a Style Legends -. Poi dentro la Rosa Alpina è nato il ristorante che nel 2000 ha ottenuto la prima stella Michelin, sette anni dopo è arrivata la seconda e ora la terza mentre nel frattempo la ristorazione dell’intero Trentino Alto Adige ha visto moltiplicarsi i riconoscimenti e i premi della critica di settore. Questo vuol dire che è cresciuta molto la qualità degli chef della nostra terra in generale, anche se mantenerla è difficile. Forse è giusto - continuava Norbert - che a meritarsi più visibilità siano stati soprattutto i ristoranti dentro i grandi alberghi, come insegna la tradizione francese. Una tradizione che premia chi sa unire un alto livello di ospitalità a un’offerta enogastronomica di punta, capace di richiamare clienti e ospiti da più Paesi”. |
Al lavoro |
Ma tutto questo è solo la cornice. Quando, in quel colloquio, come fa oggi, Norbert affondava i colpi (verrebbe da dire "le forchette") era un disarmante concentrato di semplicità e autenticità. Ed affiora la verità, la sola verità: "Nel mio lavoro la cosa più importante è il prodotto, la materia prima. Solo dopo arriva lo chef. Ecco perché è importante conoscere di persona i produttori, parlare costantemente con loro, cercando di mettere sul tavolo i loro ed i miei problemi. In secondo luogo, un cuoco non va molto lontano senza l’amore per l’ambiente e i suoi ritmi. Io dico sempre che chi rispetta i dettami della natura non ha bisogno di ricette. E’ la natura a proporci gli ingredienti giusti, al momento giusto. A noi spetta soltanto il compito di portare sul piatto questi prodotti: più la distanza tra natura e cucina è breve e meglio è". Provare per credere? Basta seguire la seconda edizione, in tournée a Brunico dal 3 al 5 marzo 2023, di CARE, altra creatura "inventata" da Norbert per trovare strade sempre nuove per salvare il pianeta; un viaggio attraverso tre territori italiani, diversi per esigenze, gastronomia e arte. Durante la seconda tappa - spiega ancora il grande chef - ci dirigeremo verso il nord Italia, per raggiungere Brunico, e più precisamente AlpiNN - Food Space & Restaurant, non solo il quartier generale di CARE per diversi anni, ma anche la 'casa' di Cook the Mountain, del suo fondatore con i docenti e gli allievi". Un "laboratorio" dove confrontarsi sul domani dell'arte del cibo: "Il ritorno ai concetti di autenticità, genuinità e tradizione, la riscoperta di tecniche quasi dimenticate e la necessità di rispettare l'ambiente segnano un nuovo corso. Come eliminare gli sprechi e proteggere un territorio così prezioso? Come affidarsi all'economia circolare per il riuso?". Proprio a Brunico, secondo i primi rumours, Niederkofler potrebbe avviare un'altra fase della sua attività, una sorta di rifondazione del St. Hubertus. Pare che qui lo stiano già aspettando a braccia aperte.
A cura di Daniele Vaninetti