Van Cleef & Arpels (ph. pagina Facebook della maison) |
Franco Maria Ricci editore
GRAND TOUR D’EUROPA
Testi di Nicholas Foulkes, Fernando Mazzocca, Attilio Brilli
168 pagine
Formato: 28,5 x 30 cm
Prezzo: 90 euro
Data di uscita: 3 luglio 2023
*****************************************************
EDITORIA COME ARTE | FRANCO MARIA RICCI. LE ORIGINI
Nell’Italia della Transavanguardia e dei Nuovi, in un momento di modernità perplessa e languente, l’espansione dell’opera editoriale di Franco Maria Ricci nel campo delle arti visive ha costituito, già a partire dal 1970, un vero e proprio avvenimento. Mentre i creativi e la critica sembravano affascinati da mode espressive sempre più provvisorie - quando gli anni Ottanta non erano che a metà cammino, già se ne compiva il bilancio in mostre gigantesche - quel geologo aristocratico, doppiamente familiare ai fenomeni di lunga durata, ha concepito volumi meravigliosi, collane d’arte, letteratura e bibliofilia, che ignorano senza rimorsi il frastuono e il furore della scena contemporanea. La sigla, il marchio di qualità che li contraddistingue sembra leggersi, in francese, Éphémère, ma in realtà è FMR, iniziali del fondatore. E chi era Franco Maria Ricci? Forse in primo luogo un collezionista accanito, la cui passione era in grado di unire le epoche e i luoghi più disparati. Già quel che questo editore ci dice di sé - la nascita a Parma e l’amore per il manierismo, l’incontro con Borges e il piacere dell’erudizione, il ricordo di padre Matteo Ricci e l’impresa della ristampa dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert - ci mostra con chiarezza sino a che punto biografia e cultura vengano a comporre qui una memoria vivente. Dai canopi etruschi agli occhiali di Elton John, dai bassorilievi dell’Ara Pacis ai materassi metafisici di Domenico Gnoli, passando naturalmente per le meraviglie più svariate del Rinascimento e del Barocco, dell’Europa cristiana e delle Indie orientali e occidentali, il repertorio di Franco Maria Ricci coglie lo splendore senza età delle belle cose periture. Il primo titolo, da lui pubblicato nel 1963, fu un’opera di scrittura nel senso letterale del termine, il Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni. Direttore della Stamperia Ducale di Parma negli ultimi decenni del Settecento, quel creatore di caratteri ricercati e assai stimati per la loro eleganza e leggibilità apriva nel 1790 una sua tipografia. Sulle sue tracce, Ricci debuttò nell’editoria quasi per gioco, montando "una piccola officina tipografica per produrre un facsimile del Manuale". L’inatteso successo che accolse i novecento esemplari di quella ristampa avrebbe deciso il futuro dell’impresa. Il gusto per la bellezza del corpo della scrittura, per le proporzioni e l’armonia dell’impaginazione e per tutto quanto fa la "veste" di un oggetto di lettura - in breve, tutto ciò che forma la predilezione per la bibliofilia del giovane Ricci - sono all’origine delle sue collane.
Nell’Italia della Transavanguardia e dei Nuovi, in un momento di modernità perplessa e languente, l’espansione dell’opera editoriale di Franco Maria Ricci nel campo delle arti visive ha costituito, già a partire dal 1970, un vero e proprio avvenimento. Mentre i creativi e la critica sembravano affascinati da mode espressive sempre più provvisorie - quando gli anni Ottanta non erano che a metà cammino, già se ne compiva il bilancio in mostre gigantesche - quel geologo aristocratico, doppiamente familiare ai fenomeni di lunga durata, ha concepito volumi meravigliosi, collane d’arte, letteratura e bibliofilia, che ignorano senza rimorsi il frastuono e il furore della scena contemporanea. La sigla, il marchio di qualità che li contraddistingue sembra leggersi, in francese, Éphémère, ma in realtà è FMR, iniziali del fondatore. E chi era Franco Maria Ricci? Forse in primo luogo un collezionista accanito, la cui passione era in grado di unire le epoche e i luoghi più disparati. Già quel che questo editore ci dice di sé - la nascita a Parma e l’amore per il manierismo, l’incontro con Borges e il piacere dell’erudizione, il ricordo di padre Matteo Ricci e l’impresa della ristampa dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert - ci mostra con chiarezza sino a che punto biografia e cultura vengano a comporre qui una memoria vivente. Dai canopi etruschi agli occhiali di Elton John, dai bassorilievi dell’Ara Pacis ai materassi metafisici di Domenico Gnoli, passando naturalmente per le meraviglie più svariate del Rinascimento e del Barocco, dell’Europa cristiana e delle Indie orientali e occidentali, il repertorio di Franco Maria Ricci coglie lo splendore senza età delle belle cose periture. Il primo titolo, da lui pubblicato nel 1963, fu un’opera di scrittura nel senso letterale del termine, il Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni. Direttore della Stamperia Ducale di Parma negli ultimi decenni del Settecento, quel creatore di caratteri ricercati e assai stimati per la loro eleganza e leggibilità apriva nel 1790 una sua tipografia. Sulle sue tracce, Ricci debuttò nell’editoria quasi per gioco, montando "una piccola officina tipografica per produrre un facsimile del Manuale". L’inatteso successo che accolse i novecento esemplari di quella ristampa avrebbe deciso il futuro dell’impresa. Il gusto per la bellezza del corpo della scrittura, per le proporzioni e l’armonia dell’impaginazione e per tutto quanto fa la "veste" di un oggetto di lettura - in breve, tutto ciò che forma la predilezione per la bibliofilia del giovane Ricci - sono all’origine delle sue collane.