Le pareti accolgono i vuoti lasciati dalle figure umane ritagliate che animano Acampamento Vila Nova Palestina (2017), visualizzando il senso di precarietà ed esilio che sottende alla condizione di rifugiato in tutto il mondo. Funge da contraltare l’opera 50320 Names (2006-17), un registro di 50320 edifici storici di 420 villaggi i cui proprietari non sono mai stati registrati ufficialmente in ragione delle politiche catastali in uso alla fine del XIX secolo. Le geografie frammentate della West Bank, della Striscia di Gaza, della Palestina e del Mar Morto si alternano a fisionomie di pelli animali in Common Geographies (2018-21), costruendo un’analogia tra territori conquistati e prede di caccia presentate come fossero trofei. A terra si trovano scaffali impilati Recovered (2018), in attesa di essere montati e riempiti di chissà cosa, oppure di essere svuotati. Genere umano e natura sono il focus del museo e, in questa edizione del PMNHH, il visitatore intraprende un viaggio dove l’arte è mezzo di liberazione dai disegni del potere e dove gli olivi, simbolo della cultura Mediterranea ed elemento ricorrente della mostra, trasmettono un senso di rinascita e vittoria sul deserto arido delle politiche internazionali. Il percorso del museo si conclude con il neon rosso Act III: Molding (2012) che recita la frase "In this issue: Statement concerning the institutional history of the museum" (qui si parla della storia istituzionale del museo), accompagnato dal grande archivio consultabile In this iusse. Act I: Painting (2011), che riunisce tutte le attività del museo per raccontare il lavoro di tessitura di relazioni e significati e riaffermare l’attitudine internazionale di un museo che tradisce la musealizzazione, intesa come pietra tombale sulla storia e sui contenuti.
Qui sopra: Khalil Rabah, ongoing Relocation among other things (detail), 2018. Courtesy the artist
Installation views: Khalil Rabah, "Through The Palestinian Museum of Natural History and Humankind", Fondazione Merz, Torino. Courtesy Fondazione Merz; Ph. Andrea Guermani
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L’ARTISTA
Khalil Rabah fonda la sua pratica artistica sulla rilettura della storia e delle sue interpretazioni. Spaziando tra pittura, scultura ed installazione l'artista palestinese mette in discussione la percezione pubblica, le aspettative e le modalità di esposizione. I suoi lavori nel toccare temi legati al cambiamento, alla memoria e all’identità, sperimentano nuove modalità di rappresentazione delle comunità sociali e del loro rapporto, invitando a superare le criticità di concetti cardini quali la museologia e l’etnografia. Nato a Gerusalemme nel 1961, Khalil Rabah vive e lavora a Ramallah, è il direttore artistico della Biennale di Riwaq di Ramallah, fondatore del Palestinian Museum of Natural History and Humankind e co-fondatore della Fondazione Al Ma'mal per l'arte contemporanea di Gerusalemme. Invitato in rassegne internazionali come la 53 Biennale di Venezia, l’11 Biennale di Sydney, la 9 Biennale di Istanbul, ha all’attivo mostre in numerosi musei e le sue opere sono presenti in alcune delle più prestigiose collezioni permanenti, quali British Museum di Londra, Centre Pompidou di Parigi, Metropolitan Museum of Art di New York e Guggenheim Abu Dhabi.
Khalil Rabah
Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind
A cura di Claudia Gioia
Fondazione Merz
Torino
Sino al 28 gennaio 2024
Khalil Rabah fonda la sua pratica artistica sulla rilettura della storia e delle sue interpretazioni. Spaziando tra pittura, scultura ed installazione l'artista palestinese mette in discussione la percezione pubblica, le aspettative e le modalità di esposizione. I suoi lavori nel toccare temi legati al cambiamento, alla memoria e all’identità, sperimentano nuove modalità di rappresentazione delle comunità sociali e del loro rapporto, invitando a superare le criticità di concetti cardini quali la museologia e l’etnografia. Nato a Gerusalemme nel 1961, Khalil Rabah vive e lavora a Ramallah, è il direttore artistico della Biennale di Riwaq di Ramallah, fondatore del Palestinian Museum of Natural History and Humankind e co-fondatore della Fondazione Al Ma'mal per l'arte contemporanea di Gerusalemme. Invitato in rassegne internazionali come la 53 Biennale di Venezia, l’11 Biennale di Sydney, la 9 Biennale di Istanbul, ha all’attivo mostre in numerosi musei e le sue opere sono presenti in alcune delle più prestigiose collezioni permanenti, quali British Museum di Londra, Centre Pompidou di Parigi, Metropolitan Museum of Art di New York e Guggenheim Abu Dhabi.
Khalil Rabah
Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind
A cura di Claudia Gioia
Fondazione Merz
Torino
Sino al 28 gennaio 2024