A Inca, nel cuore dell’isola di Maiorca, Chiara Ferrari ha da poco dato nuova vita agli spazi di una vecchia fabbrica di pelletteria del 1934 grazie a un progetto segnato da un raffinato minimalismo che celebra l’anima industriale di un edificio su due livelli, dal forte sapore modernista e ora votato a un molteplice uso: da un lato abitazione e spazio di lavoro, dall’altro luogo per la cultura e per l’incontro. Il tutto improntato ad un approccio progettuale che Mies van der Rohe ben racchiudeva nel suo iconico motto "less is more" e che permea qui tutti gli spazi. L'intervento di Chiara Ferrari, architetto con alle spalle molteplici esperienze in ambito accademico e in studi del calibro di Lissoni Associati e Zaha Hadid Architects, coadiuvata per la parte strutturale dallo studio di architettura locale AR3 arquitectos, ne mantiene volutamente il carattere industriale fatto di ampi spazi e soffitti alti con travi a vista, pavimenti terrazzo originali degli anni Trenta restaurati, cemento brut e blocchi di pietra grezza lasciati a vista. Dal punto di vista cromatico la designer si è orientata su un candore generale, che ben dialoga con la struttura e con i pochi tocchi di colore in purezza: principalmente tonalità neutre di grigi e qualche accento più vibrante, come il blu, il rosso e l’arancione di pochi arredi selezionati ed elementi realizzati su misura. Usato per molti anni come garage per autovetture, il piano terra, ora identificato come “110”, è pensato per essere uno spazio polifunzionale: “Un luogo certo di lavoro, il mio - spiega Chiara Ferrari -, ma anche culturale, aperto al pubblico, che possa essere punto di riferimento, casa, per la comunità creativa dell’isola. Un mondo che va oltre l’approccio introverso della pratica progettuale, aperto alla condivisione a alla collaborazione, che contribuisca alla crescita e diffusione della cultura del design".
Un "plan libre" che si dispiega senza soluzione di continuità dall’ingresso su strada fino al patio retrostante con l’unica eccezione di due spazi puramente funzionali, il bagno e una stanza utilizzabile come magazzino, e definito da pochi elementi di arredo scelti accuratamente da Chiara Ferrari per le loro linee pulite e minimali. Tra questi, anche le soluzioni Fantin, rivelatesi ideali alla definizione funzionale dello spazio: due tavoli Frame in colore grigio chiaro, la cui generosa dimensione li rende adatti ad accogliere attorno a sé confronti e dialoghi; un letto Frame, celabile alla vista da una tenda; un carrello Run e una Frame Kitchen Verde Bosco nel patio, una delle 15 tonalità Fantin adatte al posizionamento in esterno. A definire un’area prettamente office, ecco una Frame Sideboard e una scrivania Still, scelte nella tonalità Blu Acciaio, e lo storico scaffale a gancio Uno, in bianco con i ganci a contrasto in Giallo Melone. "Il mio personale percorso professionale - continua l’architetto - mi ha portato a identificare Fantin come affine alla mia filosofia progettuale, da sempre alla ricerca di essenzialità e funzionalità, negli spazi come negli arredi. Il metallo è poi un materiale che amo, con cui mi sono confrontata spesso, e nel caso di Fantin ho trovato un partner progettuale ideale, in grado di unire qualità delle lavorazioni, grande adattabilità e colore, altro elemento fondamentale quando si vuole dare identità a uno spazio". Al primo piano, al "108", lo stesso minimalismo compositivo del piano terra permea l’abitazione/studio dell’architetto, dove si possono ritrovare alcuni degli elementi presenti a piano sottostante, come la scrivania Still per l’area di lavoro, sempre in Blu Acciaio, e un tavolo Still bianco, scelto questa volta nella dimensione rettangolare con una forma allungata che permette, certo, di ospitare molteplici commensali ma anche di diventare punto di riunione e lavoro, in continuità con l’esplicita fluidità degli spazi e delle funzioni. Un'atmosfera al contempo sofisticata e priva di fronzoli, pensata per creare, vivere, lavorare, ospitare e ispirare.
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FANTINDal 1968 Fantin crea con passione arredi e soluzioni in metallo, riconosciuti dal mercato per un valore imprescindibile: la qualità, intesa come sintesi fra bellezza, solidità ed ecosostenibilità. Tutti i mobili, curati nei dettagli della tecnica e dell’estetica, si adattano ai contesti più diversi: dalla casa all’ufficio fino alla collettività e all’industria. Questa trasversalità, dovuta alla possibilità di personalizzare il singolo prodotto come la richiesta più complessa, è la chiave che ha permesso di ottenere prestigiose partnership in tutto il mondo, aggiungendo all’ingegno del progetto la qualità sartoriale dell’offerta. (www.fantin.com)
SALVATORE INDRIOLO
Salvatore Indriolo è laureato in Industrial Design allo IUAV di Venezia. Si occupa di progettazione e di sviluppo prodotto oltre a seguire attività di consulenza e direzione artistica. Lavora per prestigiose aziende, fra le quali: Bosa Ceramiche, Capodopera, Falper, Dorsal, Horm, Manfrotto Group, Minotti Cucine, Metalco, Zanotta. È creative director di Fantin dal 2013. (www.indriolo.it)