Il Festival di Salisburgo | 172 spettacoli in 44 giorni

Vigilia di uno dei più importanti (e interessanti) festival musicali mondiali. Salisburgo, culla delle Sette note e città meravigliosa per architetture e natura, presenta da venerdì 19 luglio a sabato 31 agosto 2024 un programma per grandi e piccoli dedicato a note, partiture, orchestre e divertimento. Opera e teatro affiancano la programmazione - di altissimo livello - riservata a orchestre, ensemble e musica cameristica. Prima di tutto i numeri: 44 giorni di spettacoli e incontri, distribuiti in ben 15 sedi per un totale di 172 esecuzioni. Solo per la parte concertistica - arricchita da celebrazioni, anniversari e omaggi, tra cui quello della serie "Time with..." dedicata ad Arnold Schoenberg nel 150° dalla nascita - sono attesi in questa tempio europeo della musica colta la Filarmonica di Vienna impegnata in ben cinque esibizioni sotto la direzione di mostri sacri come Herbert Blomstedt, Andris Nelsons, Riccardo Muti, Gustavo Dudamel e Yannick Nézet-Séguin.
Herbert Blomsted (Ph. Martin Lengemann)
Gli ensemble ospiti della sezione "Guest Orchestra" comprendono l'Orchester Utopia, il Monteverdi Choir, gli English Baroque Soloists, il Collegium Vocale 1704, la West-Eastern Divan Orchestra, i Berliner Philharmoniker, la Gustav Mahler Youth Orchestra e la Vienna Radio Symphony Orchestra. Poi le "Ouverture Spirituelle", le Mozart Matinees, i recital di lieder, gli incontri cameristici e le esecuzioni nelle chiese della zona. Attenzione però: siamo di fronte ad un'edizione davvero speciale, quella del 150°, come spiegano i vertici della manifestazione estiva: '"Quando il teatro diventa trasparente, le stelle fanno parte del festival'. Questa frase del fondatore Hugo von Hofmannsthal segna ufficialmente l'apertura del cartellone 2024. Apriamo le porte del teatro e invitiamo tutti a prendere parte al nostro programma". Insomma, non c'è solo il palinsesto ufficiale da seguire con molta attenzione ma è già pronto ad andare in scena una sorta di pre-festival con 76 appuntamenti in tre giorni e in 32 sedi diverse. In sede di presentazione è stato ribadito che "Il tema centrale di quest'anno è 'attraversare i confini'. Quindi, la musica di Johann Sebastian Bach incontra gli ultimi sistemi audio, gli ensemble d'archi dialogano con il pop e il loop, le numerose proposte ludiche rendono gli eventi di apertura ancora più aperti al dialogo tra storie, tradizioni e generi diversi anche molto diversi tra di loro".  

E le iniziative annunciate per i pubblici più giovani sono curate nei minimi particolari e abbondano (oltre settanta momenti). Non si riesce a cogliere tutta la vivacità e il grande spessore dell'estate salisburghese senza ripercorre, però, alcune delle sue tappe salienti. Scrive Margarethe Lasinger: "Inizialmente l'idea del festival si basava sul desiderio di stabilire eventi artistici eccezionali del più alto livello in uno stretto rapporto con la tradizione culturale dell'Austria, con il genius loci e con lo scenario speciale di una città barocca. Dopo i tumulti della Prima guerra mondiale e nella generale mancanza di orientamento, la fondazione del festival intendeva sostenere la creazione di una nuova identità austriaca, per cui, riferendosi alla tradizione, si verificava un restauro culturale. Le dichiarazioni dei fondatori del festival si muovono tra questi poli: 'Organizzare un festival musicale e teatrale a Salisburgo significa far rivivere antiche tradizioni viventi in un modo nuovo; significa fare le cose in un modo nuovo in luoghi antichi, significativi e squisiti, ciò che è sempre stato fatto lì... (Hugo von Hofmannsthal, 1921. 'Le caratteristiche festose, uniche, dell'arte e che aveva anche il teatro al tempo degli antichi greci e anche quando era ancora nella culla della chiesa cattolica, devono essere restituite al teatro'. (Max Reinhardt a Ferdinand Künzelmann, 21 luglio 1918). Riflettendo sul magnifico patrimonio culturale si fa riferimento a un luogo comune della storia culturale e della politica culturale austriaca, che tuttavia rappresenta un fenomeno estremamente complesso. Sia gli anni tra le due guerre che quelli del dopoguerra sono caratterizzati da questo fenomeno. Anche dopo gli orrori delle atrocità naziste, l'arte e la cultura hanno svolto la funzione di catalizzatore per compensare un ridotto senso di autostima nazionale".

Riccardo Muti
Conclude 
Margarethe Lasinger: "Allo stesso tempo il Festival di Salisburgo era inteso come un progetto contro 'la crisi, la crisi di senso, la perdita di valori, la crisi di identità del singolo essere umano e di intere nazioni' (Helga Rabl-Stadler). Nel mezzo della Prima guerra mondiale maturò la determinazione di riconciliare le nazioni che si stavano combattendo tra loro per mezzo di un festival che avrebbe dato loro un obiettivo unificante. Ecco perché la pace e la fede nell'Europa sono al centro del primo 'Appello per un piano per un Festival di Salisburgo' (1919), formulato in modo incomparabile da Hugo von Hofmannsthal: 'L'europeismo che ha compiuto e illuminato il periodo dal 1750 al 1850'. Quale altro festival può o deve adempiere a una tale missione fondante che è valida per sempre? Non è un caso che l'idea di Reinhardt e Hofmannthal sia nata a Salisburgo. Lontano dalle grandi città, lontano dalle preoccupazioni della vita quotidiana, l'intenzione era di stabilirlo come luogo di pellegrinaggio, il teatro come luogo di rifugio. 'L'inquietudine del nostro tempo, le difficoltà causate dagli eventi quotidiani assumono tali dimensioni nella grande città, ci opprimono e ci gravano a tal punto che la sera non possiamo liberarci dalle preoccupazioni del giorno come vorremmo. Lo spettacolo in quanto tale non può essere né presentato né ricevuto. Nella grande città non possiamo celebrare vere feste con il cuore' (Max Reinhardt, 1935). Oltre a essere antimoderno, un sentimento di anti-metropoli caratterizzava anche questo festival speciale, che intendeva... unire le persone come un progetto europeo complessivo. Il grande mondo doveva essere portato nella piccola città, dove... considerazioni economiche e turistiche tangibili giocavano un ruolo, con il risultato che Salisburgo divenne stilizzata come 'il cuore del cuore dell'Europa'. E questa realtà antitetica spinse Max Reinhardt a fare la memorabile affermazione che il festival non avrebbe dovuto essere solo un 'bene di lusso per i ricchi e i saturi, ma anche cibo per i bisognosi'".

Photo Festival di Salisburgo