"Libere Connessioni" è la parola d’ordine del festival Forma e Poesia nel Jazz, in scena a Cagliari da mercoledì 11 a sabato 21 settembre. Libere connessioni sono quelle che il jazz crea tra artisti che si incontrano abitualmente o per la prima volta, tra i musicisti e il pubblico curioso di seguire il gioco della loro creatività, tra linguaggi estetici diversi o anche antitetici che improvvisamente rivelano incredibili punti di contatto. Connessioni per eccellenza sono, poi, quelle create dalla radio, strumento fondamentale per la diffusione di massa della musica, di cui il festival celebra il centenario allestendo una ricca esposizione di modelli storici. La ventisettesima edizione della rassegna cagliaritana è come da tradizione una vetrina dedicata al miglior jazz italiano, sia quello affermato su scala internazionale (Tullio De Piscopo, Fabrizio Bosso, Mauro Ottolini, Alessandro Lanzoni e Francesco Cafiso tra gli altri) che quello proposto dai più interessanti talenti emergenti (Eleonora Strino).
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Jojo Mayer |
Un evento speciale porta sul main stage della kermesse anche un ospite straniero, l’innovativo batterista svizzero Jojo Mayer, mentre non mancano appuntamenti collaterali che sottolineano la vocazione di Forma e Poesia nel Jazz verso le tematiche sociali, ambientali e della sostenibilità, soprattutto in rapporto al suo territorio e alla mobilità. Idee che diventano spunti per sviluppare occasioni di ascolto jazz: trekking musicali, concerti in luoghi dall’alto profilo culturale e paesaggistico, spettacoli in movimento. Lo spazio duttile del Lazzaretto sarà il principale punto di incontro: una sola casa in cui coabitano concerti, momenti con gli autori, occasioni conviviali. Il Lazzaretto ospita gli appuntamenti principali, a partire dalla serata inaugurale, l’11 settembre, che vede protagonista il batterista svizzero Jojo Mayer, impegnato in un set nel quale la performance umana e la potenza arcaica dei tamburi si confrontano con la più avanzata tecnologia generativa musicale in tempo reale. In "Me/Machine" Mayer esplora nuove possibilità e narrazioni ritmiche, cercando una forma di coesistenza simbiotica tra performer e tecnologia digitale. Esplorando le innovative possibilità dell’AI, ha sviluppato una sua "macchina’"musicale che interagisce mutando, interpretando, seguendo o anticipando il suo drumming. Le quattro serate dal 12 al 15 settembre sono una piccola enciclopedia del jazz italiano, da sempre interesse principale del festival. Il 12 riflettori puntati su un simbolo della musica nazionale: Tullio De Piscopo. Con la sua batteria ha dominato qualunque genere musicale, dal pop, alla musica mediterranea, dal jazz al tango di Piazzolla. Il suo concerto cagliaritano vuole essere una sorta di riepilogo della sua romanzesca carriera, un viaggio musicale che parte da Napoli e arriva sino a New York, ricordando le innumerevoli avventure vissute con Pino Daniele, le canzoni che lo hanno trasformato in un fenomeno popolare (Stop Bajon e Andamento Lento) senza trascurare la sua vena più jazzistica (con brani di Charles Mingus, Elvin Jones, Duke Ellington). Prima del concerto, Tullio De Piscopo riceverà il premio alla carriera assegnato dall’Associazione Event's Partner e finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, assessorato della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport.
Destinato a personalità, non solamente musicali, che si sono contraddistinte per il loro percorso artistico, il premio viene consegnato al celebre musicista in riconoscimento dei suoi oltre cinque decenni di carriera da protagonista della musica italiana anche a livello internazionale. La serata è introdotta dal trio di Antonio Floris, chitarrista sardo di base a Roma. E proprio dalla scena romana proviene la ritmica che lo accompagna in un repertorio che spazia dalla tradizione del jazz afroamericano a brani di sua composizione. L’introduzione della sera del 13 è affidata ad Alberto Sanna: il rocker, cantautore, polistrumentista, scrittore, protagonista della musica "made in Sardinia" presenta il libro-CD Kalaritana, la cui parte musicale comprende canzoni originali inedite e cover d'autore. La serata prosegue poi con figure di spicco del jazz italiano che ci fanno ascoltare il lato più esotico della loro musica. La pianista Stefania Tallini si presenta in duo col flautista spagnolo Jorge Pardo, in un set che mescola le esperienze di entrambi: jazz, musica classica, musica brasiliana e flamenco. Celebre come trombonista, Mauro Ottolini è in effetti un polistrumentista, come dimostra cimentandosi anche con le conchiglie nel progetto musicale "Nada Màs Fuerte", creato per mettere in risalto le doti canore di Vanessa Tagliabue Yorke. La sua voce fa divampare tutta la passione e l’intensità emotiva di un programma di musiche popolari di diversi continenti, in un’alternanza di rumba, fado, calypso… Un giro attorno al mondo in cui le atmosfere latine si riflettono anche sulla musica di altri paesi e in cui il jazz fa capolino in un originale contesto strumentale. Gioventù in trio: così potrebbe essere battezzata la sera del 14, con due parti che vedono succedersi sul palco i trii della chitarrista Eleonora Strino e del pianista Alessandro Lanzoni, quest’ultimo con in più lo special guest Francesco Cafiso al sax.
Strumentista di notevole musicalità, la Strino bilancia un’evidente passione per la tradizione jazzistica con il piacere di variarne l’espressività accogliendo anche materiali tematici eterogenei. Lanzoni e Cafiso sono tra i jazzisti italiani che godono di maggior prestigio sia in patria che sulla scena internazionale. Li accomuna il fatto di essere stati degli enfants prodiges e di aver poi saputo mantenere le promesse dell’adolescenza una volta entrati nell’età adulta: pur ancora giovanissimi, sono ormai artisti maturi e di indiscutibile spessore, ricchi di esperienza che si riversa nella loro musica. La serata del 15 è caratterizzata da evidenti "dialoghi" tra i musicisti che ne prendono parte: il quartetto del trombettista Fabrizio Bosso è una delle formazioni più rappresentative del jazz italiano in ambito hard-swing-bop (la stabilità di lunga durata ha permesso a questo organico di sviluppare la propria musica in maniera sempre più personale, arrivando all’attuale repertorio che, pur conservando i moduli linguistici del jazz afroamericano, si compone prevalentemente di musiche originali di notevole appeal tematico. La serata prevede anche l’esibizione di un quartetto con il pianista Luca Mannutza, il sassofonista Max Ionata, il chitarrista Fabio Zeppetella e il batterista Sasha Mashin: un coerente e gagliardo pendant al gruppo di Bosso.