Come avviene da 31 anni, Orvieto resta ancora il cuore dell’offerta culturale e turistica invernale dell’Umbria. Nei suoi teatri e nelle sue piazze va in scena dal 28 dicembre 2024 al primo giorno del 2025 Umbria Jazz Winter, "un mix di buona musica, accoglienza, qualità della vita, per una bella vacanza tra jazz, storia, cucina, musei, artigianato nell’acropoli di una delle più suggestive città italiane". Tutto si svolge nel centro storico, dove in cinque giorni si dipanano più di novanta eventi (oltre a quelli per gli ascoltatori più piccoli) con venticinque band, tutte residenti, 150 artisti e una serie di incontri distribuiti sui vari palchi della rassegna: Palazzo del Popolo (Sala Expo e Sala dei 400), Teatro Mancinelli, Museo Emilio Greco, Teatro del Carmine e Palazzo dei Sette.
Appuntamenti speciali, poi, nelle vie percorse dalla marching band (Funk Off) mentre il Duomo ospita il coro gospel nel pomeriggio di Capodanno. Si comincia dalle prime ore del mattino e si finisce senza soluzione di continuità a notte fonda. "In nessuna altra città italiana è possibile ascoltare in questo periodo dell’anno tanta musica", osservano gli organizzatori. Becoming X Art+Sound Collective, collettivo di artisti e creativi, firma l’immagine multi-soggetto della kermesse: non un’unica immagine, quindi, ma tante e tutte diverse. Queste 32 opere diventano un "ensemble" di strumenti e voci a rappresentare un’unica melodia dinamica. Conta anche l'ospitalità: appuntamento nella Sala Expo per il jazz lunch e jazz dinner mentre Palazzo dei Sette è aperto non stop come bistrò e meeting point. "E' il connubio con un’altra eccellenza orvietana, la buona cucina del territorio. Sempre a ritmo di jazz. L’addio al 2024 e il saluto al nuovo cono celebrati con la 'colonna sonora' di due cenoni, allestiti nella Sala Expo e nel Palazzo dei Sette mentre la Sala dei 400 risuona delle note di un lungo concerto con i Funk Off e Mwenso & the Shakes. All’una l'esibizione del Benedict Gospel Choir al Teatro Mancinelli". Come poteva essere diversamente? I riflettori sono puntati su Paolo Fresu, in trio con Dino Rubino e Marco Bardoscia e con il Devil Quartet e sulla nuova produzione della Umbria Jazz Orchestra con Ethan Iverson che ha arrangiato per l’occasione - in esclusiva - un repertorio di grandi musiche per il cinema. All'arte del trio il Festival invernale riserva uno spazio speciale: dall’America arrivano il trio di Joel Ross, l’ultima star del vibrafono, e le formazioni pianistiche di Ethan Iverson e Emmet Cohen mentre italianissimi sono il trio di Dino Rubino, di Francesca Tandoi (che avrà come special guest Max Ionata e che si potrà ascoltare anche in duo con la chitarrista Eleonora Strino) e di Lorenzo Hengeller.
Da non perdere anche le "retrospettive" sul jazz delle origini con tre band che ripercorrono con rigore filologico la musica che si suonava negli anni Venti e Trenta: sono i Chicago Stompers, i Dixie Blue Blowers e gli Hot Gravel Eskimos. Mwenso & the Shakes, dal nome del loro leader Michael Mwenso, sono un gruppo di artisti globali la cui musica vuole coniugare entertainment e arte. Propongono un genere che unisce jazz e blues guardando a modelli come Fats Waller, Muddy Waters, James Brown e tante altre glorie musicali americane. Venticinquenne cantante di origini americane e camerunensi, Ekep Nkwelle è l’ultima scoperta della vocalità jazz declinata al femminile. Umbria Jazz è felice di presentarla al pubblico italiano, come ha fatto nel recente passato per Cécile McLorin Salvant, Jazzmeia Horn e Samara Joy. "Non solo musica suonata, ma anche raccontata - sottolineano ancora i promotori -. Ashley Kahn, uno dei più importanti critici contemporanei di jazz, 'sottoporrà' Ethan Iverson ad un Blindfold Test, in collaborazione con DownBeat, la rivista che lo inventò 60 anni fa". Continuano le iniziative dedicate ai più piccoli che la Fondazione di Partecipazione Umbria Jazz progetta da alcuni anni in collaborazione con il mondo della scuola e le istituzioni, per rendere più familiare la musica, favorire lo sviluppo di una sensibilità verso il suono, abituare all’ascolto, stimolare la creatività. L'arte delle Sette note anche come formidabile strumento di socialità, condivisione e inclusione. Questi eventi si tengono dal 28 al 31 dicembre al Teatro del Carmine, tranne una fiaba musicale itinerante (La tromba di Louis) in programma per le vie del centro.
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Michele Leombruni |