Lo "scultografo" Daniele Papuli per Dilmos. Milano

Una "mise en scene" di pezzi unici crea un dialogo tra scultura e oggetto, in uno scenario visionario animato dalla leggerezza e dalla forza di un materiale eterno come la carta: "Fragmenti" è il nome della nuova collezione firmata da Daniele Papuli per la galleria Dilmos in occasione della Milano Design Week 2025. Il progetto segna un cambio di passo e di scala nel lavoro di Papuli, proponendo per la prima volta un vero e proprio spazio abitativo sensoriale composto da arredi che invitano a essere toccati con mano. Dai tavoli alla postazione con specchio, dalla libreria a parete alla consolle, tutto è rigorosamente realizzato a mano dall’artista, che definisce sé stesso uno "scultografo".
Con la nuova serie, Papuli porta avanti una ricerca trentennale che approfondisce l’utilizzo della carta come materiale scultoreo e funzionale. Un’indagine fluida e dinamica che coniuga le volumetrie delle forme della scultura con le molteplici densità e restituzioni materiche della carta stessa. "La carta per me è anche materia del design - racconta  -. Antica, remota, di memoria lunga. Qui è a portata di mano e va sfiorata, accarezzata o inseguita, e ha a che fare con l'immaginifico e l'inganno. Fragmenti sono composizioni modulate, postazioni sensoriali, oggetti che abitano il nostro quotidiano, che si raccontano e ci invitano ad azioni precipue. Fragmenti piuttosto che frammenti. La parola ha maggior ritmo sonoro, a mio avviso, e riporta immediatamente alla 'fragranza' del foglio di carta. Quel 'frag' anticipa ed introduce un'azione, un movimento, un tocco, un colpo di mano, un accartocciamento, uno strappo, un passaggio lieve. Sedersi, specchiarsi, stare intorno ad un tavolo, prendere un testo o altro da una libreria, nascondersi dietro un separé, trasformano l'azione in un 'atto magico' che tocca i sensi. Sì, perché qui la carta assale, avvolge, si fa epidermide, sostanza, struttura". Daniele Papuli riflette, quindi, su gesti quotidiani, sulla relazione con gli oggetti e sul coinvolgimento sensoriale, tutto iscritto in una dimensione intima e contemplativa. Ad anticipare l’esposizione, Dilmos offre uno sguardo ravvicinato su questo lavoro, entrando nello studio dell’autore per ritrarlo tra i pezzi della nuova collezione. Un racconto intimo che approfondisce le due tecniche di lavorazione impiegate dall’artista, corrispondenti a due distinti stadi fisici della materia stessa.  

Il progetto di Papuli è costituito da un lungo processo di lavorazione in più fasi che ha inizio con la ricerca e selezione delle carte di varia tipologia - di recupero o fogli ex-novo da cartiere con certificazioni forestali - scelte per colore e grammatura. La carta subisce un processo di destrutturazione, ridotta in lamelle di pochi centimetri, con taglio meccanico e manuale. In questo modo si identificano nuove morfologie compositive e si procede, poi, con una strutturazione dei volumi, in una sorta di intarsio policromo. A questa lavorazione l’artista combina e sperimenta la fibra Isocell, un impasto cellulosico di utilizzo industriale, rimodellato, mischiato a terre naturali e ossidi, per dare vita a nuove identità materiche e cromatiche. Entrambe le lavorazioni raccontano il processo evolutivo della carta, spesso associata a un’idea di fragilità, che qui diventa solida, malleabile e resistente. Questo lavoro rimanda e si avvicina così alla matrice stessa della carta, l’albero, altre volte invece si allontana, suggerendo altre materie e altre visioni. Fragmenti consolida la collaborazione tra Dilmos e Papuli, un sodalizio stilistico e professionale che ha generato negli anni una densa produzione di oggetti diventati unici. Nata all’inizio degli anni ’80, la galleria ha infatti dato vita a Dilmos Edizioni: una collezione composta da pezzi realizzati in esclusiva per Dilmos da artisti e progettisti. 


Copertina - Dilmos, Daniele Papuli Fragmenti. Photo Margherita Bonetti 

All Ph. Margherita Bonetti